Sulle okkupazioni abusive di immobili

Cinema, scuole, ospedali. L’elenco delle okkupazioni di Action e dei centri sociali è lungo. Circa 90 fra locali e palazzi. Martedì gli «orfani» dell’Horus hanno occupato l’ex cinema Quirinale, reclamando la restituzione del centro sociale di piazza Sempione. Ma presto potrebbero arrivare altri sgomberi.
Specie se si tratta di proprietà privata, il vento ha cambiato direzione. Dopo l’Horus, potrebbe toccare a via dei Reti, all’ex Lavanderia del Santa Maria della Pietà (destinata alla Sapienza), all’Astra. E persino a via dei Volsci, sede storica dei collettivi, oggi birreria. Il maggiore indiziato di sgombero resta, però, lo stabile di via Carlo Felice, 69, fra San Giovanni e Porta Maggiore, occupato dai centri sociali il 12 luglio 2004. La proprietà è di Bankitalia. Ed è proprio Palazzo Koch a raccontare a Il Giornale i retroscena incredibili della vicenda. Una storia di denunce ed esposti, lasciati per anni a ingiallire sepolti dalla polvere in qualche cassetto. Il Comune di Roma aveva disposto tempestivamente, con ordinanza del 15 ottobre 2004, lo sgombero dello stabile «per l’inagibilità della struttura e la salvaguardia della pubblica incolumità». A testimoniare lo stato pericolante dell’edificio, decine di rilievi tecnici e sopralluoghi dei vigili del fuoco. «Il palazzo era vuoto - spiega la portavoce della Banca d’Italia - perché avremmo dovuto fare dei lavori di ristrutturazione per garantirne la sicurezza. Evidentemente i centri sociali hanno saputo che dentro non c’era più nessuno e si sono precipitati. I presidi sono stati scavalcati, la vigilanza non era in grado di opporre resistenza».
A quel punto, visto che gli occupanti non avevano nessuna intenzione di andarsene con le buone, la parola è passata alle carte bollate. «Abbiamo fatto tutte le denunce possibili - spiega Bankitalia - Al commissariato Esquilino, all’allora sindaco Walter Veltroni, alla Procura della Repubblica di Roma, al prefetto Achille Serra. Via via che cambiavano le autorità abbiamo rinnovato le denunce. Dopo Serra è stata la volta di Carlo Mosca. Ora l’abbiamo spedita a Giuseppe Pecoraro». Anche il sindaco Alemanno ha ricevuto la denuncia. Ma il Comune, spiega l’istituto, ha le carte a posto dopo l’ordinanza: «Toccava ad altri farla eseguire. Al prefetto, per esempio. Alla magistratura. Perché non lo hanno fatto? Non sappiamo i motivi, sappiamo solo che lo stabile è fatiscente, già quattro anni fa era pericolante. C’è in gioco l’incolumità delle persone. Del cespite ci interessa fino a un certo punto». Chi sono gli occupanti? Intanto 49 famiglie. Poi il centro sociale Sans Papiers, ufficialmente. Di fatto, Action. «Chi occupa - precisa Bankitalia - addirittura ospita dentro il palazzo degli spettacoli, su cui fa pagare un biglietto. La banca lo ha appurato al di là di ogni dubbio e lo ha regolarmente denunciato».
Siamo andati sul sito internet di Sans Papiers, sanspapiers.oziosi.org, trovando un nutrito elenco di iniziative. Il cinema sans papiers, con la programmazione dei film. Poi serate di acid jazz, dance reggae, mostre fotografiche, un po’ di tutto. Vedremo ora che faranno le autorità. In particolare il prefetto Giuseppe Pecoraro, insediato appena da una settimana a Palazzo Valentini. Un’ultima curiosità.

Quale sarà il futuro dello stabile di via Carlo Felice, una volta liberato e ristrutturato? Sarà destinato, spiegano da Palazzo Koch, a ospitare alloggi per i dipendenti della Banca d’Italia, alloggi che verranno assegnati tramite concorsi interni e graduatorie.

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