Sulle pensioni delle impiegate pubbliche l'Italia rischia la multa Ue

Non è stata data ancora attuazione alla sentenza della Corte di giustizia di Bruxelles che chiede l'equiparazione dell'età di pensionamento nel pubblico impiego. Parte una nuova procedure nei confronti del nostro Paese.

Dal novembre scorso non c'è stata alcuna decisione sull'allungamento dell'età pensionabile delle impiegate pubbliche, imposta dalla Corte di giustizia Ue, e ora l'Italia rischia una nuova procedura comunitaria di infrazione.
La decisione sarà presa ufficialmente giovedì. La Commissione europea invierà a Roma una lettera di avviso formale nella quale si chiederà alle autorità italiane di adeguarsi alla sentenza della Corte Ue di giustizia del 13 novembre scorso. Sentenza che condanna il nostro Paese per violazione del principio della parità di trattamento economico tra uomini e donne. In Italia, infatti, il regime previdenziale vigente prevede che nel settore pubblico (statali, dipendenti degli enti locali e delle aziende sanitarie locali) le donne vadano in pensione a 60 anni, mentre gli uomini possono restare al lavoro fino a 65.
La Commissione Ue prenderà atto del fatto che, a distanza di sette mesi dalla sentenza della Corte, «nessuna misura attuativa» è stata ancora presentata a Bruxelles dalle autorità italiane.

Se la procedura dovesse andare avanti, in assenza di decisioni da parte del governo, Bruxelles potrebbe portare l'Italia nuovamente davanti alla Corte Ue di giustizia. E stavolta il rischio sarebbe quello di una maxi-multa, alla quale si aggiungerà una penalità di mora per ogni giorno di ritardo.

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