Ancora una volta la cronaca ha dovuto dare la triste notizia di giovani vite stroncate da chi guidava ubriaco o sotto l'effetto di stupefacenti.
Ma cosa si fa per arginare questo tragico fenomeno?
Nella stessa notte tra sabato e domenica ero a Belluno con il sindaco della città, vigili urbani e carabinieri, per seguire di persona il progetto «drug on street», che il Dipartimento antidroga della Presidenza del consiglio dei ministri sta svolgendo in collaborazione con trenta città italiane.
Si tratta in sostanza di controllare, nelle notti famigeratamente famose per le «stragi del sabato sera», i conducenti per sottoporsi in tempo reale ai test sull'alcool e sulla droga.
In caso di positività si procede al ritiro immediato della patente e nei casi più gravi alla confisca dell'automobile.
La società deve infatti sapere che il governo dice chiaro e forte che non c'è un diritto ad ubriacarsi ed a drogarsi, quando questi comportamenti pregiudicano gravemente la sicurezza e addirittura la vita di chi si comporta correttamente.
Questa consapevolezza, con una capillare opera di educazione ed informazione che stiamo sviluppando nelle famiglie , nelle scuole , sui posti di lavoro con l'introduzione di controlli per le mansioni a rischio(camionisti, guidatori di pullman, piloti di aereo ecc.), hanno finalmente fatto registrare per la prima volta dopo decenni, un calo del consumo delle sostanze nel nostro Paese.
Ma c'è chi ancora combatte battaglie di retroguardia, come l'ultimo di D Donna di Repubblica, dove paginate intere sono state spese per sostenere la tesi che l'attività di polizia nei confronti di spacciatori e consumatori è la causa di una ondata di suicidi, per la vergogna di essere coinvolti in un procedimento giudiziario, che ricordiamo in Italia può sfociare soltanto per il consumatore-non spacciatore in un provvedimento amministrativo come il ritiro della patente o il sequestro del motorino.
È certamente dolorosissimo pensare a consumatori di droga talmente fragili da togliersi la vita, ma questo accade anche purtroppo a chi è stato tolto la patente perché ubriaco, o addirittura, troppe volte, per una bocciatura a scuola o una lite con i genitori.
Altrettanto doloroso è pensare ai 500 giovani che ogni anno muoiono stroncati da una overdose, alle decine di migliaia che nelle comunità e nei sert tentano disperatamente di uscire da un incubo che gli ha rovinato la vita e dallo strazio di tutti coloro che si sono visti travolgere i famigliari da auto condotte da conducenti drogati o ubriachi.
Invito Repubblica a chiedere loro se ritengono giusto fare finta di niente rispetto a chi si trova in quelle condizioni.
*Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega al contrasto delle tossicodipendenze.
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