Parità scolastica oggi in Senato

Suor Alfieri: "Italia e Grecia penalizzate"

Parità scolastica oggi in Senato
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Un buono scuola a livello nazionale che renda la parità scolastica più concreta di quanto sia attualmente. "Ringrazio l'attuale governo di avere avuto il coraggio dei politici di un tempo e avere messo in campo nuovi fondi, per esempio per gli alunni disabili e per la scuola dell'infanzia, ma ora chiedo il coraggio del buono scuola nazionale che aiuterebbe le classi sociali più svantaggiate a scegliere liberamente la scuola". È quanto dice suor Monia Alfieri, membro dell'Unione Superiore Maggiori d'Italia, che oggi sarà in audizione alla Commissione Bilancio del Senato sulla manovra. Suor Alfieri si presenterà in Parlamento con una serie di dati, a cominciare da quel calo in dieci anni del 35% degli alunni nelle paritarie perché queste scuole non ce l'hanno fatta a reggere i costi con rette sopportabili dalle famiglie. "Proliferano le scuole dei ricchi con rette da oltre 12mila e sino a 20mila euro l'anno ma noi non vogliamo la segregazione scolastica e accogliere anche i figli delle famiglie meno abbienti". Il buono scuola - spiega suor Alfieri - funziona in alcune regioni che lo hanno adottato, come Veneto, Lombardia e Piemonte. A 25 anni dalla legge sulla parità voluta dall'allora ministro Luigi Berlinguer, "ancora dobbiamo superare le ideologie perché questa emorragia dalle scuole paritarie che soprattutto al Sud continuano a chiudere, il pluralismo educativo invece è fondamentale per la democrazia". "In tutti i Paesi europei le famiglie possono scegliere, liberamente e gratuitamente, dal momento che già pagano le tasse, quale scuola fare frequentare ai propri figli, in tutti, anche nella laicissima Francia, tranne che in Italia e in Grecia.

Ogni Paese ha trovato un suo modo: c'è chi finanza la scuola, chi paga i docenti, chi aiuta le famiglie" ha ricordato la rappresentante dell'Usmi indicando che la soluzione in Italia potrebbe essere il "buono scuola".

"Lo Stato italiano, fino all'attuale governo, aveva dato fondi alle paritarie per l'equivalente di 500 euro l'anno quando ogni anno il Ministero indica a mezzo circolare che il costo medio studente è di 7.500 euro".

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