Da superbonus a supercrisi. A rischio diecimila aziende

Lo stop alla cessione del credito è un macigno sulle imprese edili. Anche i rincari di gas ed elettricità pesano sulle piccole imprese

Da superbonus a supercrisi. A rischio diecimila aziende

Trattandosi di edilizia, non possono che definirla «una tegola». In realtà si tratta di 10mila «tegole» per altrettante piccole aziende in Lombardia rimaste incagliate nello stop alla cessione del credito del Superbonus. A lanciare l'allarme la Confederazione nazionale dell'Artigianato che ha fatto due conti in tasca agli associati ed ha quantificato circa 10mila situazioni ora a rischio nella nostra regione. Si tratta di piccole imprese edili, ma anche quelle che si occupano degli impianti elettrici, idraulici, di quelle coinvolte per fare (e rifare) «cappotti» ai vecchi edifici in nome di quell'efficientamento energetico vincolante per gli interventi di ristrutturazione e avere l'agevolazione economica. «La politica deve affrontare senza indugi le priorità - sprona Giovanni Bozzini, presidente Cna Lombardia - Con il Superbonus le imprese hanno reso un servizio seguendo le norme vigenti, ora si trovano in una situazione drammatica».

Quanto drammatica? I conti sono presto fatti. E sono quelli elaborati dal loro Centro studi al 31 gennaio scorso. Risultano 58mila i «progetti» edilizi avviati, un dato che porta la Lombardia al primo posto tra tutte le regioni in Italia. Non solo. La maggior parte di questi riguarda edifici unifamiliari (il 52%). In soldoni, il valore complessivo degli interventi ammessi è di 11,4 miliardi di euro, mentre il valore di quelli conclusi supera i 9 miliardi di euro: in questo caso prevalgono i condomini che rappresentano la metà circa del valore complessivo. A settembre poi, con la proroga del Superbonus c'è stata una vera e propria impennata di richieste: solo quel mese 9.589, ma negli ultimi 3 mesi sono state ben 8.200. La Lombardia insomma corre, con l'avvio dei lavori ma tira anche a finire in fretta: il completamento degli interventi raggiunge il 79% (contro il 76% nazionale) con un valore medio degli investi ammessi in detrazione di 195mila euro. Non solo.

Oltre al decreto che vieta la cessione del credito e lo sconto in fattura bloccando le operazioni di acquisto dei crediti incagliati da parte degli enti locali, c'è un ulteriore «tegola» che pesa sulla ripresa economica delle micro e piccole imprese della regione: l'impennata dei prezzi dei consumi, come il gas (con un +1.018 del prezzo rispetto al 2020) e l'energia elettrica: stimati maggiori costi per 7,6 miliardi di euro rispetto al 2021 (+87%). «Su questi temi siamo certo che gli esiti delle elezioni regionali ci consegnino un quadro politico peraltro allineato con il governo, in cui in teoria le condizioni per interloquire produttivamente con il mondo delle imprese e assumere impegni veri a favore della comunità, delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese sarà possibile. Noi siamo pronti», fa presente Giovanni Bozzini.

E conclude: «Prendiamo atto che il decisore pubblico adduce sul tema dello stop alla cessione dei crediti considerazioni legate alla sostenibilità dei conti pubblici.

Ci permettiamo però di precisare che le imprese che si trovano nella drammatica situazione di detenere crediti incagliati hanno reso un servizio e lo hanno fatto in ossequio alle normative vigenti. Sarebbe a questo punto ora di rilanciare senza indugi un grande progetto di incentivazione all'installazione del fotovoltaico sui tetti dei capannoni delle nostre micro e piccole imprese».

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