La superpatata? «Dio nella Bibbia l’ha scomunicata»

A tre giorni dal sì della Ue alla «super-patata», già fioriscono le super-cavolate di quanti il tubero transgenico non riescono proprio a digerirlo. Ieri, su 120 lanci di agenzia dedicati agli Ogm, ben 118 rilanciavano gli allarmi del popolo contrario agli organismi geneticamente modificati. Immediatamente - e c'era da aspettarselo - è ripartita la tiritera relativa ai rischi dei «cibi-Frankenstein»: definizione che - alla luce dei suoi profili risibili - sarebbe meglio ribattezzare «cibi-Frankenstein Junior».
Alcune reazioni, seppur legittime, appaiono decisamente sopra le righe; un atteggiamento poco commendevole, soprattutto se assunto da personaggi che per il loro ruolo istituzionalmente dovrebbero dar prova di equilibrio e moderazione.
Tra i più arrabbiati c’è il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia che già l'altroieri, a caldo, aveva minacciato un «referendum popolare» per boicottare il tubero biotech.
Il giorno dopo, a freddo, c’è andato giù ancora più duro: «La patata transgenica non entrerà mai nel nostro Paese. A mali estremi, estremi rimedi. Collaboreremo con chiunque vorrà essere al nostro fianco in questa battaglia». Una guerra che il ministro ha buone probabilità di vincere, visto che le milizie pro-Zaia e anti-Ogm sono numerose e agguerrite. Ce n’è per tutti i gusti: dall’«occupazione dei campi» annunciata dai Verdi per far fritta la patata Amflora, alla «scomunica biblica» di Giulia Maria Crespi (storica presidentessa del Fai); dai contadini leghisti che vedono gli Ogm come un attentato all’integrità dell’agricoltura padana, ai fotomontaggi ambientalisti con una maxi-patata che schiaccia un trattore.
La palma dell’originalità spetta comunque di diritto all’«imprenditrice bio-agricola», Giulia Maria Crespi, che, per criticare la Chiesa (non contraria agli Ogm), tira in ballo su Repubblica perfino gli scritti della Genesi: «La terra produca germogli, erbe che producano seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie...».
I senatori leghisti Gianpaolo Vallardi e Enrico Montani, alla patata col Dna modificato attribuiscono addirittura capacità antropofaghe: «La maggioranza degli italiani vuole poter continuare a mangiare patate sane e non correre il rischio che siano le patate a mangiarsi gli italiani».
Attivissimi i Verdi che ieri a Roma, in largo di Torre Argentina, hanno distribuito ai passanti la «vera patata italiana». I beneficiari del gentile cadeau erano tutti eccitatissimi...
Alla stessa ora un presidio di protesta, promosso da Sinistra Ecologia e Libertà, rivendicava i diritti della «patata doc» davanti alla sede della rappresentanza della Commissione Ue e davanti a Palazzo Chigi. Della serie «La Coop sei tu, chi può darti di più?», la catena di grande distribuzione tanto amata da Romano Prodi «ribadisce la propria posizione di precauzione e guarda con preoccupazione alle recenti aperture Ue sulle coltivazioni Ogm».
L’occasione è d’oro per difendere il proprio orticello. Un esempio? Prendete nota di questa notizia dell’agenzia Adnkronos: «Le patate geneticamente modificate? Non ci fanno paura»: parte dalla Lunigiana, dai produttori della patata di Regnano, una delle produzioni di nicchia della provincia di Massa Carrara, nel Comune di Fivizzano, la sfida alle patate Ogm». Altro che globalizzazione...


Infine, Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti Genetici: «Apprezziamo l’annuncio del ministro Zaia di voler ricorrere alla clausola di salvaguardia sulla patata Amflora, ma gli ricordiamo che in questo momento la vera emergenza continua ad essere la coltivazione del Mais Mon810».
Quando si dice, uscire fuori dal seminato...

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