Claudia Passa
«Taciturno inveroché laconico, ma quando che parla ogni parola è una sentenza», dice Vittorio Gassman nell«audace colpo dei soliti ignoti». E la battuta del mattatore ben si attaglia allordigno ad alto potenziale (politico, sintende) scagliato ieri da un importante consigliere comunale del partito di Veltroni, presidente della Commissione Commercio. Uno che parla poco, ma per dirla con Gassman quando lo fa lascia il segno.
La «sentenza» emessa da Roberto Giulioli suona come una condanna capitale piombata sulle spalle del sindaco, già colpite dallimpietoso jaccuse di Rifondazione comunista. Il casus belli è stato lannuncio su Repubblica dellennesimo piano di riordino per il mercato di Porta Portese. Un progetto attribuito a Veltroni e al suo capo di gabinetto Maurizio Meschino, il quale avrebbe costituito un gruppo di coordinamento formato dagli assessori al Commercio e allUrbanistica, dal presidente del XVI municipio e dallamministratore delegato di Risorse per Roma.
Questa la scintilla scatenante, ma leggendo il comunicato di Giulioli si capisce che il punto è un altro. «Ancora una volta è laffondo debbo prendere atto che il consiglio comunale è espropriato dei propri poteri dalla Giunta e addirittura dal gabinetto del sindaco, che pensa di poter fare e disfare a suo piacimento». Su Porta Portese, lesponente Ds specifica di aver scritto a Meschino ricordandogli «che è tuttora valida la delibera 124 del 24 luglio del 2000, che già lì definiva un diverso assetto del mercato e definiva ambiti di intervento anche per il municipio XVI. La Giunta Veltroni e i suoi assessori accusa il consigliere su questo non si sono mossi nonostante le mie ripetute sollecitazioni». Ma ora «improvvisamente il gabinetto del sindaco annuncia un nuovo progetto». Di qui lavviso ai naviganti: «Io invito il dottor Meschino afferma Giulioli a non esorbitare da competenze e ripartire dalle indicazioni fornite dallorgano sovrano, il consiglio comunale, che in questi anni è divenuto solamente un luogo ove andare per pigiare bottoni su decisioni assunte altrove. Ed è sempre peggio. La mia esperienza mi porta a soluzioni condivise, e spero che qualcuno cambi metodo».
Una sferzata dalle notevoli potenzialità telluriche, quella dellesponente Ds. Non solo perché porta alla luce il malcontento latente per il potere che secondo i ben informati si starebbe concentrando nelle mani del gabinetto del sindaco. Ma anche perché, provenendo dallo stesso partito di Veltroni, fa impallidire i botta e risposta con cui il primo cittadino ha continuato a punzecchiarsi col Prc dopo gli attacchi di Massimiliano Smeriglio sul presunto governo «a tre punte» della Capitale. «Credo che domani uscirà da Rifondazione una posizione più precisa», ha detto ieri il sindaco (salvo minimizzare in serata parlando di «incidente superato»), subito smentito da Smeriglio e dal capogruppo Adriana Spera che hanno puntato il dito sullincubazione del partito democratico per la quale «sembra si stia dando attenzione solo ai poteri forti». Fabio Nobile (Pdci) ha invitato i «cugini» del Prc a non farsi strumentalizzare, Eugenio Patanè (Ulivo) li accusa di non aver ancora deciso «se essere partito di lotta o di governo», il capogruppo ulivista Pino Battaglia su Rifondazione è tranchant: «Si sta perdendo decisamente la bussola».
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