Tra superstizioni a bordo e leggi fai-da-teIn Francia trionfa l'italiana «Aria»

di Antonio Risolo

Mai portare un ombrello in barca, attira sciagure. Non tagliare capelli e unghie con il bel tempo. Guai a catena se la bottiglia del battesimo non si infrange al primo colpo. Vietato fischiare, non salpare di venerdì. Porta iella anche il colore verde. E non cambiare mai il nome della barca perché «possiede un'anima» come gli umani. Guai a nominare Dumas o portare a bordo di una barca spagnola un suo libro: scatena disastri inenarrabili... Così come portare delle banane su una barca inglese. Ma l'elenco dei riti scaramantici nella storia della marineria è lunghissimo. La gente di mare è superstiziosa. Tanto che da qualche tempo costruttori, armatori, comandanti, marinai e mozzi evitano rigorosamente qualsiasi riferimento ai Monti. Perché, a loro dire, sinonimo di recessione, di spread alle stelle, di Pil che crolla ancora del 2,5%, di produzione industriale a -8,2%, di pressione fiscale insopportabile (siamo già al 55%), di redditi fermi a 20 anni fa, di disoccupazione record. Di burocrazia sempre prima in classifica (leggi la peggiore del mondo). Ormai l'industria sopravvive solo grazie all'export, fare impresa in Italia non conviene più. Paese senza fiducia. Senza futuro. Se n'è accorta anche la Fornero: «Sarà un autunno caldo». Ma va? Geniale!
Però non basta, non ci facciamo mancare nulla: infatti siamo ridotti a miserabili sudditi di uno Stato di polizia fiscale. Intollerabile in un Paese appena civile. Sono dei giorni scorsi le nuove polemiche per la cacciata dello yacht di Abramovich dalla Costa Smeralda (libera interpretazione del decreto anti-inchini che riguarda solo le navi da crociera) e per il verbale di «mancato pagamento della tassa di possesso» elevato a un diportista francese. Bene. Il magnate russo ha tutto il diritto di ormeggiare in quella zona; l'ignaro turista francese, in quanto straniero, non deve pagare la tassa di possesso sull'imbarcazione. Benedetta gente, ma sapete quante centinaia di migliaia di euro lascia sul territorio la nave di Abramovich in una sola giornata di sosta? Se poi ci sta una settimana, parliamo di milioni. Di qui la rabbia degli operatori, esplosa per il crollo delle presenze turistiche in generale. Si chiude per crisi e per... Grande Fratello.
«La filiera della nautica - è il commento di Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina - non può permettersi anche i comportamenti approssimativi degli apparati di polizia, capaci di generare solo danni incalcolabili al turismo nautico e alle stesse casse dell'erario e dare il colpo di grazia a un comparto che, solo pochi giorni fa, un'indagine pubblicata sul Corriere della Sera definiva come uno dei primi fra i trenta settori manifatturieri. Investendo nei quali l'Italia potrebbe ripartire e addirittura sopravanzare la locomotiva tedesca».
Per il capo di Confindustria Nautica «non sono più tollerabili atteggiamenti da parte di uomini in divisa all'insegna del per me è così e se non vi piace fate ricorso, come si è sentito dire il malcapitato francese in navigazione a Sant'Antioco. Siamo in uno stato di polizia del mare - conclude un infuriato Albertoni - giustificato dalla necessità di dare un colpo all'evasione. Devo rilevare che le alternative proposte da Ucina, e mai prese in considerazione, eviterebbero gli abbordi in acqua. Adesso, dopo la caccia alle streghe ci esercitiamo anche con le leggi fai-da-te. Questa miopia ci è costata almeno 20mila posto di lavoro».
«Se sarà necessario - rincara la dose Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas - siamo pronti a bloccare i porti».
E i politici? Tutti in ferie (lunghe e a nostre spese), ma impegnati negli stucchevoli giochini da spiaggia: Monti premier, Casini al Colle. Anzi no: Bersani premier, Monti al Colle. Ma fateci il piacere! L'onorevole cittadino ha esaurito le scorte di pazienza.


«Aria», 8 metri, costruita nel 1935 dal cantiere Ugo Costaguta di Genova Voltri (armatrice Serena Galvani), ha vinto il Trofeo Lissac Classic,

regata per barche storiche che si è svolta a Noirmoutier (Francia). «Aria», unica imbarcazione italiana in gara, ha corso con i colori della Società Triestina della Vela. Nella foto equipaggio e tutto il team di «Aria»

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