Supertestimone svela i segreti del caso Telecom

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Dalle false fatturazioni Telecom si sarebbero create provviste per fondi neri da destinare in attività speciali all’estero, forse anche per schermare pagamenti a terzi, magari a politici. È con questa ipotesi investigativa che i Pm di Milano stanno spulciando centinaia di fatture emesse tra il 2001 e il 2005 e pagate da Telecom, Pirelli e altre società del gruppo telefonico, per «operazioni - ritengono gli investigatori - del tutto o in parte inesistenti».
Oltre alle società riferibili al cosiddetto «sistema» dell’ex capo della sicurezza Giuliano Tavaroli e allo 007 privato Emanuele Cipriani, titolare della Polis d’Istinto di Firenze, entrambi indagati per associazione a delinquere, vi sarebbero almeno altre 8 società, italiane ma soprattutto finanziarie di diritto estero, sospettate di creare fondi neri. I nomi sono indicati nella richiesta di acquisizioni di atti formalizzata dai carabinieri la settimana scorsa al gruppo telefonico o ai rappresentanti italiani delle finanziarie. Gli inquirenti hanno quindi ampliato lo spettro d’azione finora indirizzato solo alle società del Cipriani tra l’Italia e l’Inghilterra.
I magistrati Stefano Civardi, Fabio Napoleone e Nicola Piacente sembrano quindi oggi più orientati a seguire due piste. La prima, il flusso di denaro, fatture per decine di migliaia di euro con descrizioni di spesa generica, voci tipo «causa Brasile» senza altra precisazione. Il secondo fronte riguarda gli sviluppi informatici illegali eseguiti sui tabulati acquisiti senza autorizzazioni da manager e funzionari compiacenti sempre all’interno di Telecom.
Due piste che negli ultimi mesi si sono spesso intrecciate. Anche perché lo sviluppo dei tabulati è servito più che a ricattare singoli intestatari - ipotesi questa ritenuta secondaria - a conoscerne i movimenti, i rapporti e le frequentazioni degli interessati. Casi quindi di spionaggio e controspionaggio industriale, finanziario, che potrebbero anche non aver coinvolto Telecom e i suoi interessi. In altre parole vi sarebbe stata una compravendita di «sviluppi, incroci e elaborazioni dei tabulati» da offrire al miglior acquirente proprio per sbaragliare la concorrenza in determinati affari.
Bisogna ora capire se tutto ciò avvenisse o meno all’insaputa dei piani alti di Telecom come, del resto, l’azienda ha sempre sostenuto. Potrebbe esserci stata una struttura parallela che dalle centrali del gruppo telefonico acquisiva e comparava i dati per poi venderli in un mercato clandestino, a clienti (imprenditori, banche) disposti a giocare dietro le quinte pur di portare a casa un risultato. Fosse anche qualche speculazione in Borsa o su titoli del terzo mercato.
Chi ha riempito pagine di verbale descrivendo minuziosamente i meccanismi di raccolta dati e successive elaborazioni è una segretaria della divisione sicurezza della telefonia mobile di Telecom. Le sue deposizioni sono state secretate ma pare che questa super-teste sia considerata indispensabile per ricostruire la vicenda. Con il sistema Radar venivano raccolti migliaia di dati su singoli soggetti senza lasciare traccia. Un archivio informatico che veniva aggiornato su soggetti a media o alta rilevanza. Le elaborazioni consentivano di individuare conoscenti in comune tra un gruppo di manager della stessa azienda, trasferimenti e luoghi di soggiorno con le analisi grafiche degli agganci alle diverse celle per la telefonia mobile.
Così la superteste ha anche ricostruito la catena di comando: chi via via impartiva gli ordini agli operatori dei terminali, dove venivano occultati i dati e trasferiti. Chi, infine, li girava all’esterno. I nomi dei responsabili sono ovviamente coperti dal «top secret» almeno fino a quando i carabinieri della polizia giudiziaria non depositeranno l’informativa che stanno ora elaborando e i magistrati non rientreranno dalle ferie.
Un altro fronte d’indagine completamente nuovo è costituito dalle cosiddette operazioni miste. Gli inquirenti ritengono infatti che il controspionaggio del Sismi e manager della sicurezza di Telecom abbiano gestito operazioni in comune. Così potrebbe essere accaduto per il sequestro compiuto dalla Cia di Abu Omar, ma così potrebbe anche essere accaduto all’estero con il Sismi che sosteneva Telecom nelle iniziative imprenditoriali in America Latina e nei Paesi dell’Europa dell’Est.

È un filone assai delicato: interessi nazionali e imprenditoriali si sovrappongono rendendo difficile l’esatta individuazione del perimetro di entrambi. Se ne saprà di più a fine mese: Civardi e Napoleone rientreranno dalle ferie con il gip che deciderà su numerose richieste di custodia cautelare.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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