Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
In relazione allarticolo apparso giovedì 16 novembre, che riporta una mia intervista rilasciata a Gaia Cesare - per altro per la trasmissione Lantipatico e non per questo giornale - protesto vivamente per la falsità faziosa della titolazione. I titoli fanno intendere al lettore lesatto contrario di quanto da me sostenuto - come si può forse evincere da una lettura del testo dellintervista, pur se riportata lacunosamente e con tagli che la rendono certo meno esplicita di quanto fosse. Non solo, ma gli stessi titoli sono virgolettati, e mi attribuiscono in maniera del tutto falsa e arbitraria, frasi che non ho mai pronunciato e che mai avrei potuto pronunciare per il semplice fatto che sono lopposto di quanto sostengo. Non solo, ancora, ma il titolo strillato in prima pagina è anche più grave di quello dellarticolo stesso: si sostiene infatti che «Abbiamo diritto che lo Stato ci aiuti», titolo che in nona pagina diventa «È giusto che lo Stato ci aiuti». Né luno né laltro ho mai sostenuto: nel corso dellintervista ho infatti specificato che gli unici protagonisti della lotta armata che lo Stato ha aiutato sono i collaboratori di giustizia, e che noi tutti, invece, scontate le nostre pene per un ammontare di 50.000 anni di carcere complessivi, abbiamo ricostruito la nostra vita attraverso il lavoro e limpegno sociale, senza aiuti o privilegi di alcun tipo. Inutile dire che la vostra scelta redazionale intenzionalmente punta a esasperare un clima, attorno al dibattito sugli anni '70 e al loro superamento, che al contrario la mia intervista voleva affrontare con serenità e nel massimo rispetto di tutti, a cominciare proprio dalle vittime delle nostre azioni e dai loro famigliari. Così avete mancato di rispetto a me ma anche e soprattutto a loro, e a quanti cercano da anni di costruire una possibilità di dialogo.
Susanna Ronconi
In effetti, il nostro titolo non era corretto. Lei non ha detto che «È giusto che lo Stato aiuti gli ex terroristi», ma che è «una conquista e una vittoria della democrazia» il fatto che lex terrorista DElia sia oggi eletto in Parlamento e segretario daula a Montecitorio. E che è «una grande conquista e un grande successo» che Giovanni Senzani, implicato nel sequestro Moro, oggi lavori al centro documentazione della Regione Toscana chiamato «Cultura della legalità democratica».
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