da Roma
Raid neonazista in pieno giorno al Pigneto, un quartiere popolare della capitale, tra la via Prenestina e la via Casilina, fortemente simbolico dell’identità di sinistra e della capacità di integrazione degli immigrati. Davanti agli occhi di passanti e abitanti della zona, una banda composta da una ventina di ragazzi con i volti coperti, guidati da un uomo che dava ordini in italiano, ha pestato un extracomunitario del Bangladesh che gestisce un bar, poi ha danneggiato le vetrine di alcuni esercizi commerciali, di un call center, il frigo bar di un negozio di alimentari e semidistrutto il portone di un’abitazione. È accaduto tra via Macerata e via Ascoli Piceno, verso le 17.30 di ieri.
I componenti del gruppo di neonazisti avevano il volto nascosto da un foulard con il segno della svastica e impugnavano spranghe e bastoni. Correndo si sono scagliati contro il bengalese, colpendolo con violenza e urlando «sporchi stranieri» e «bastardi». Poi hanno fatto il resto. Il raid ha seminato il panico nel quartiere, dove sono moltissimi gli stranieri, soprattutto bengalesi, senegalesi, indiani e pakistani, che gestiscono attività commerciali. La gente in strada è scappata terrorizzata e molti hanno tirato giù le saracinesche dei negozi. Dopo aver infranto vetrine e devastato negozi, la banda è fuggita via prima che arrivasse la polizia, mentre gli abitanti si riversavano in strada e si affacciavano dalle finestre per capire cosa fosse accaduto. Ieri mattina, prima della rappresaglia, un commerciante di via Macerata era stato minacciato da un italiano che lo accusava di conoscere il responsabile di un furto avvenuto nel suo negozio: «Se non mi ridate il portafoglio qui succede un macello». «Alle dieci di questa mattina (ieri, ndr) - racconta Sat Paul, bengalese, titolare del negozio di alimentari preso d’assalto per primo - è venuto un italiano sui 40 anni di corporatura robusta e mi ha detto che clienti del mio negozio gli avevano rubato il portafoglio con 500 euro - Quando ho detto di non saperne nulla, ha minacciato di tornare alle 17 e di distruggermi il negozio. Infatti è arrivato a quell’ora insieme ad un’altra persona, ha ordinato a tutti quelli che sostavano sul marciapiede di andarsene e poi è andato via. Mezz’ora dopo si sono presentati in venti, incappucciati e armati di spranghe e hanno distrutto il negozio. Tranne l’uomo che mi aveva minacciato, gli altri erano tutti giovani».
Gli investigatori della Digos stanno raccogliendo le testimonianze per cercare di tracciare l’identikit dell’uomo che ha minacciato il titolare del negozio da cui è partito il raid. Chi indaga vuole capire se l’aggressione sia opera di un gruppo con connotati razzisti o se l’episodio abbia altri moventi. «Non capiamo perché sia avvenuto questo attacco - hanno commentato i bengalesi titolari di una lavanderia - Siamo qui da anni, lavoriamo, paghiamo le tasse e mandiamo i soldi a casa. Cosa abbiamo fatto?».
Agli extracomunitari la solidarietà del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che parla di «atto di una gravità inaudita»: «I colpevoli siano presi e puniti in maniera esemplare». Per Piero Fassino «l’inaudita ondata di violenza xenofoba e razzista non può che suscitare orrore in qualsiasi persona civile».
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