Roma

Svelati i segreti di Correggio e dell’«officina emiliana»

Sabrina Vedovotto

Finalmente una mostra viene ospitata in un museo non per fortuiti e casuali motivi ma per assonanze scientifiche e storiche. «Officina Emiliana, Correggio, Guercino, Lanfranco, e altri artisti dalla Collezione della banca Popolare dell’Emilia-Romagna», viene accolta nei Musei Capitolini. La scelta del luogo ha una serie di motivazioni che rendono il percorso logico e interessante. Partiamo dal primo elemento, e cioè dal fatto che fu per volontà del papa Benedetto XIV, bolognese, che la Pinacoteca Capitolina fu costituita. A questo pontefice si deve la creazione in Campidoglio di una raccolta di dipinti. Raccolta arricchita nei tempi successivi di opere di intensa qualità, con artisti di assoluto prestigio, tra i quali ovviamente anche i grandi dell’Emilia-Romagna. E così molte delle opere portate da questa regione sono state collocate simbolicamente a colloquio con altre dei medesimi artisti già presenti nella pinacoteca, o con artisti diversi ma le cui tematiche sono le stesse. Il titolo della mostra poi è un evidente omaggio a Roberto Longhi, un grande studioso dell’arte moderna, al quale si devono molti riconoscimenti di opere presenti in entrambe le collezioni. Un suo testo del 1934, dal titolo Officina emiliana raccontava proprio delle grandi produzioni artistiche di queste zone. Un nucleo di lavori di quaranta opere, che vanno dal XV al XVIII secolo ripercorrono tratti e percorsi di questi artisti, dai nomi più altisonanti fino ai meno conosciuti dal grande pubblico. Il più importante è quello di Annibale Carracci, di cui si hanno notizie certe della sua presenza a Roma alla fine del Cinquecento, invitato a decorare la galleria di Palazzo Farnese. Di Annibale in mostra si può ammirare uno splendido quanto insolito dipinto dal titolo Susanna e i vecchioni. Di questo famoso episodio della Bibbia Carracci traccia una iconografia alquanto inconsueta, ricorrendo a una magnifica soluzione erotica piuttosto atipica per il periodo. Di notevole interesse anche un dipinto di Correggio, anch’esso ricondotto a quest’ultimo proprio dal Longhi, dal titolo Sant’Elena fra i santi Sebastiano, Domenico, Pietro Martire e Girolamo. In questa opera, anteriore al viaggio dell’artista a Roma, si riconoscono i tratti degli artisti veneti, come le atmosfere tipiche di Giorgione, che in questo caso si declinano con contaminazioni proprie invece degli artisti del centro Italia. Di straordinaria bellezza anche la pala di Lanfranco dal titolo La Crocifissione che viene ospitata, eccezionalmente, nella sala Santa Petronilla della Pinacoteca. Una curiosità della mostra è la presenza di una delle poche donne artiste dell’epoca, Elisabetta Pirani. Unico neo, il colore arancione dell’allestimento, che sembra disturbare la visione delle opere d’arte.
Informazioni utili: «Officina emiliana». Fino al 28 gennaio 2007 da martedì a domenica ore 9 - 20; lunedì chiuso. Biglietto: 8 euro.

Info: 0682059127.

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