Svelati i segreti dell’Italia al fronte. Così si trattò per Mastrogiacomo

Non solo l'America, la fuga di notizie è globale. Nei documenti pubblicati online tutte le operazioni che ci riguardano, da Calipari a Emergency

Svelati i segreti dell’Italia al fronte. Così si trattò per Mastrogiacomo

La bomba dei rapporti segreti del Pentagono sulla guerra in Afghanistan pubblicati da Wikileaks riguarda anche l’Italia e la dura missione dei nostri soldati: ci sono resoconti di riservati incontri diplomatici, minacce terroristiche e azioni di guerra.
Emergency e gli Usa
Uno dei documenti «diplomatici» più interessanti descrive l’incontro a Washington fra l’ambasciatore italiano, Giovanni Castellaneta, e il vice segretario di Stato americano John Negroponte. L’incontro avviene il 30 marzo 2007, una decina di giorni dopo la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, inviato di Repubblica catturato dai talebani, in cambio di cinque talebani scarcerati da Kabul. Si legge che Negroponte «sollecita Roma a usare la sua influenza per fermare la minaccia dell’ong Emergency di chiudere i suoi ospedali in Afghanistan fino a quando il loro dipendente, Ramatullah Hanefi, non sarà rilasciato dalle autorità afghane». Hanefi era il responsabile logistico dell’ospedale di Lashkar Gah, che ha trattato con i talebani lo scambio di prigionieri. Nelle mani dei rapitori c’è ancora l’interprete di Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi, decapitato una settimana dopo. Secondo l’ambasciatore, «Emergency ha chiesto al governo italiano di intervenire per liberare più terroristi». Sembra di capire che servirebbero a far liberare Hanefi, ma è sicuramente un errore di trascrizione o di esposizione. In realtà i talebani avevano inizialmente chiesto il rilascio di 15 loro commilitoni. La famiglia di Adjmal era certa che liberando altri tagliagole il giovane traduttore sarebbe tornato a casa, ma nessuno lo voleva fare. Nel rapporto Castellaneta spiega che «l’Italia è contraria a qualsiasi nuovo scambio». L’ambasciatore chiede comunque aiuto agli americani per far visitare Hanefi in galera.
Il caso Calipari
Uno dei punti di discussione riguarda il caso di Mario Lozano sotto processo in Italia, che ne chiede l’estradizione. Il soldato americano ha ucciso per errore a Bagdad il numero due dei servizi segreti italiani, Nicola Calipari, durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, presa in ostaggio. Per Negroponte il caso è chiuso. Il vicesegretario chiede con durezza al «governo italiano di risolvere la questione comunicando alla corte che le azioni in zona di guerra sono fuori dalla sua giurisdizione». Castellaneta assicura che informerà D’Alema e suggerisce «una visita a Washington del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, per discutere del caso».
Prodi e Bush
L’ultimo punto all’ordine del giorno ha un titolo che è tutto un programma: «Potus (il presidente Usa, nda) - Primo ministro Prodi: mancato incontro comincia a essere un problema politico». L’ambasciatore sottolinea che a Roma la questione è molto sentita «in particolare dopo un anno dell’elezione di Prodi». Castellaneta, pur di far incontrare Prodi con Bush, fa sapere che «l’Italia è flessibile sul luogo (Washington o Roma) e sui tempi».
Agenti iraniani
Il 28 settembre 2009 l’intelligence Usa segnala che 7 arabi e 4 iraniani sono stati segnalati nella provincia di Herat. Gli arabi, collegati ad Al Mansour, uno dei vice di Osama bin Laden, sono incaricati di eseguire attacchi suicidi contro truppe americane ed italiane (....)». Gli iraniani, invece, «fanno parte di un’unità di intelligence dei Sepah e Pasdaran (i Guardiani della rivoluzione, nda)». Il gruppo ha raggiunto il movimento armato di Ghulam Yahya Akbary, comandante degli insorti nella zona sotto controllo italiano. Il 17 febbraio 2009 Akbary è ucciso in un raid.
Trappole esplosive
Numerosi file segreti descrivono gli attentati contro gli italiani, «con 100 chilogrammi di esplosivo nascosti sotto un ponte», o il ritrovamento delle trappole esplosive grazie «alla Humint intelligence», informatori sul terreno. La descrizione asettica dei Tic, l’acronimo usato per indicare scontri e battaglie, non mancano. Il 4 ottobre, americani e italiani si sono trovati sotto il fuoco talebano a Nord di Herat. «Nelle ultime 24 ore ci sono state altre tre battaglie - si legge - Tutte nell’area di 3-5 chilometri». In altri casi gli italiani chiedono l’appoggio aereo, come il 20 agosto 2009 con due cacciabombardieri Mirage. In novembre il rapporto B/2-321 descrive l’ennesima battaglia a Bala Murghab sul fronte Nord dello schieramento italiano.

«Gli italiani hanno 23 soldati al castello - scrivono gli americani - e la Forza di reazione rapida è in stato di allerta». Si combatte vicino alla nuova moschea, il bazar è deserto. Alla fine arrivano gli elicotteri Mangusta.

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