da Stoccolma
Il terremoto politico-diplomatico provocato dalle vignette satiriche su Maometto pubblicate lo scorso settembre da un giornale danese ha fatto cadere la testa di un altro ministro dellUnione europea. Dopo le dimissioni dellitaliano Roberto Calderoli, titolare del dicastero delle Riforme, ieri ha dovuto dimettersi il capo della diplomazia svedese, Laila Freivalds, 63 anni, socialdemocratica.
Ma per ragioni ben diverse da quelle che causarono luscita dello scoppiettante leghista. Il ministro degli Esteri di Stoccolma si è vista costretta a lasciare la prestigiosa poltrona per avere voluto la chiusura di un sito che diffondeva le caricature sgradite ai musulmani e, soprattutto, per avere negato di avere impartito tale ordine. Sbugiardata, non ha avuto scelta: il primo ministro Goran Persson, anche lui socialdemocratico, le ha imposto di dimettersi e lha subito sostituita, ad interim, con la signora Bosse Ringhol, vicepremier. Da quindici anni, in Svezia, la guida della diplomazia è affidata ininterrottamente alle donne.
La Freivalds ha rimesso lincarico a sei mesi dalle prossime elezioni politiche. Si tratta di un duro colpo alla coalizione di governo presieduta da Persson e composta, oltre che dai socialdemocratici, dal Partito della sinistra e dai Verdi. Gli ultimi sondaggi la danno con il 46,2 per cento staccata dallo schieramento dellopposizione, che tocca attualmente il 51 per cento, composto dal Partito di centro, dai moderati, dai liberali e dai cristiano-democratici.
«In questa situazione non potevo comportarmi in modo diverso», ha commentato la Freivalds. Gli oppositori e la stampa lavevano criticata con molta asprezza per non avere detto la verità dopo la denuncia del Partito democratico svedese, un movimento contrario alla politica di facile accoglimento degli extracomunitari. Questo partito aveva inserito nel suo sito, nello scorso febbraio, le vignette danesi che tanta sanguinosa e devastante collera avevano scatenato nel mondo islamico. Il ministro degli Esteri aveva ordinato loscuramento del sito. Ufficialmente la richiesta era partita da un dipartimento del ministero. La motivazione: «Per ragioni di sicurezza».
Un provvedimento, questo, in contrasto con la Costituzione, che garantisce la libertà di stampa e inibisce il governo dallintervenire in tutto ciò che sia scritto nei giornali e in Internet. Esplosa la protesta e anche lindignazione, la Freivalds aveva fatto marcia indietro e smentito di essere stata lei a chiedere la chiusura del sito. Le bugie hanno le gambe corte e non ci è voluto molto per dimostrarlo. Maud Olofsson, capo del Partito di centro, ha definito il ministro «una personalità debole che non rispetta il proprio mandato». Di qui linvito a togliere il disturbo, invito porto anche dagli altri partiti allopposizione.
Difficile dire se la signora Freivalds riuscirà a restare a galla, politicamente parlando. La sua è divenuta ormai una presenza imbarazzante.
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