Per la Svizzera le ore sono tutte d’oro

Meno orologi esportati, ma il valore è salito a 1,3 miliardi di franchi

A livello mondiale, stando alle informazioni provenienti dalla Federazione delle Industrie Orologiere Svizzere, nel mese di settembre, è proseguito il trend estremamente positivo già manifestatosi in agosto: l'incremento è stato del 16,3% equivalente ad un controvalore delle esportazioni pari a 1.327 milioni di franchi svizzeri . A seguito di tale risultato, complessivamente, alla fine del terzo trimestre il fatturato dell'industria orologiera svizzera ha superato gli 11 miliardi di franchi svizzeri. Considerando, poi, il dato percentuale "mobile" sui dodici mesi, nel periodo settembre 2006-settembre 2007, l'incremento è stato del 15,2% (assai indicativo se si considera che, lo scorso anno, la variazione sull'anno di riferimento si era fermata ad un +11,4%): una proiezione che permette ottimisticamente di prevedere per fine anno un +12%/+13%.
Analizzando il dato sull'orologeria da polso, in termini generali, sempre in settembre, si è verificata una crescita del 16,7% in valore (1.229 milioni di franchi svizzeri), a fronte, però, di una non indifferente riduzione sotto il profilo della quantità (-8%): sono stati 2,1 milioni gli orologi usciti dalla Svizzera e la suddetta flessione ha interessato in misura contenuta l'oro, il platino e l'acciaio, e in maniera più consistente il placcato oro e l'argento (-74,2%) e gli "altri materiali" come la plastica, l'alluminio, il policarbonato, etc… Protagonista assoluto in settembre è stato l'acciaio/oro, l'unica categoria a chiudere con un segno positivo, sia in volume (+9,9%) che in valore (+26,2%), un risultato, quest'ultimo, sorprendente, che evidenzia un incremento della domanda superiore alle più ottimistiche attese. Prosegue la tendenza del mercato a stabilizzarsi su due macro-segmenti di prezzo, medio-basso e alto.
A conferma di un quadro simile, l'analisi per segmentazione centrata proprio sulle fasce di prezzo degli orologi da polso, individua l'assoluta e sostanziale leadership dei modelli di costo superiore ai 3.000 franchi svizzeri (progresso di più del 30% in valore e in quantità) e, "simmetricamente", la tendenza moderatamente positiva degli esemplari posizionati tra i 200 e i 500 franchi svizzeri (poco meno del 5% in valore e del 3% in quantità).
In relazione alla distribuzione geografica, continua la leadership di Hong Kong anche in settembre, con gli USA stabili, mentre l'Italia, dopo la flessione marcata in agosto torna a crescere (+20,1%), ormai alla pari con la Francia, a contendersi la quarta piazza dopo i tre principali, storici collettori dell'orologeria Svizzera, ossia Hong Kong, USA e Giappone. E la fase di "stabilità" nel nostro Paese è confermata dai dati ISTAT sulle importazioni degli orologi da polso nel primo semestre 2007, con un chiaro rallentamento dei flussi dalla Svizzera (anche in valore: sono stati spesi in Italia 234.734.974 euro in rapporto ai 245.235.012 del medesimo periodo del 2006) e solo un lieve incremento delle forniture dalla Cina. Considerando però anche gli altri Paesi, il valore globale delle importazioni è passato da 380 a quasi 425 milioni di euro.
Il buon comportamento dell'orologio haut-de-gamme si riflette anche nel forte impegno profuso dalle Maison sul fronte della ricerca e sviluppo delle soluzioni meccaniche.

Il 2007 è stato, in tal, senso, un anno particolarmente prolifico in quanto a novità e brevetti legati ai movimenti, soprattutto in riferimento all'organo regolatore e, dunque, finalizzati al miglioramento della precisione e dell'affidabilità.

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