La svolta arancione? Il solito rosso

di Salvatore Scarpino

La sinistra sbruffona ha cercato di presentare le vittorie elettorali di Milano e Napoli come eventi epocali segno indiscutibile del cambiamento dell’umore nel Paese e della rinnovata energia costruttiva e convincente dell’opposizione. Ebbene questa operazione propagandistica si è rivelata la più clamorosa truffa politica degli ultimi decenni. A Milano e a Napoli i 100 giorni si sono consumati e la luna di miele è risultata molto amara.
Giuliano Pisapia, apprezzato da tutti come persona credibile, come sindaco è al di sotto delle aspettative e delle attese dei cittadini. È un cattivo amministratore che ha aumentato tasse comunali e biglietti del tram in un momento difficile. Non piace nemmeno ai suoi. Onorio Rosati è arrivato al punto di dire che è come Tremonti, non sapendo di far torto al ministro dell’Economia. Pisapia ha cercato di trasformare il programma di governo dando valore al politicamente corretto, elargizioni per il gay pride e per la concessione di tante nuove moschee. Ha parlato con tutti tranne che con i cittadini che soffrono per una convivenza con gli islamici che non sempre è agevole. Ma Pisapia è così, uno Zapatero consumato che guarda a Obama come se la città potesse risolvere i suoi problemi con la vista di mondi lontani.
Marco Travaglio non ha avuto remore a parlare di «miracolo a Milano», ma dov’è il miracolo e chi ne ha visto gli effetti? I cittadini non hanno avuto nessuna misura che li aiutasse nella loro quotidiana fatica contro la crisi, Pisapia ha sprecato i fondi per arruolare consulenti con curricula ridicoli. Ha cambiato dirigenti e ufficio stampa. Ma il senso equivoco della primavera arancione ci ridurrà a quanto questi propagandisti di sinistra riusciranno a sfornare.
È escluso comunque che la propaganda riesca a colmare il distacco che si è ormai creato fra Pisapia e i suoi elettori nervosi. Va anche considerato che il nuovo sindaco non ha nessuna dote diplomatica e i litigi sono quotidiani nella coalizione.
Ma anche quella di Napoli è stata una vittoria di Pirro. Luigi de Magistris resta solo, in una sinistra che non sa strategicamente come usarlo. Il vendolismo è un’illusione, come Obama. La tegola che si è abbattuta sul nuovo sindaco è quella della monnezza. Ritornano per le strade di Napoli le tonnellate di rifiuti che con fatica ed energia erano state eliminate. De Magistris tenta di giostrare come può, ma l’unica possibilità di successo gli viene dalla Regione. Ma Napoleone non crede di aver bisogno di nessuno, e ritiene che possa bastargli il suo prestigio di rodomonte giudiziario. Ma la cronaca e la storia delle città hanno bisogno di strategie, divisioni che superino la follia e la debolezza di taluni momenti politici. De Magistris è stato espresso da un altro tribuno, ma non è assolutamente detto che fosse la soluzione migliore per Napoli. Raschiando il barile dei fondi grami della capitale del Sud, de Magistris potrà aver modo di creare qualche lavoro socialmente utile, ma ci vorrà ben altro per conquistare il cuore di un popolo che da troppi anni soffre.
È sperabile che i massimi dirigenti del Pd si rendano conto del disastro padano e partenopeo, per non coprire fino all’ultimo due soluzioni che mortificano le città e non piacciono a una sinistra seria che sperava in esperimenti migliori.

Ma il Pd in questo momento ha altri problemi interni per accendere il fuoco sotto le poltrone di due falsi vincitori. Non può aprire un contenzioso con Napoleone de Magistris e con il buon Pisapia, deve sperare che tutto vada per il meglio. Speranza difficile da realizzare.

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