Politica

Svolta di Berlusconi: no alla missione in Libano

Antonio Signorini

nostro inviato

a Gubbio (Perugia)

Forse l’ispirazione gli è venuta sorvolando il lago Trasimeno. Il modello di Silvio Berlusconi per quello che si annuncia come l’inizio di una dura campagna politica d’autunno è il generale romano Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore, che fu sconfitto da Annibale, proprio sulle rive dello specchio d’acqua umbro. E che poi, invece di arrendersi, seguì il capo cartaginese, lo logorò con una tattica di guerriglia e infine lo vinse.
Il leader di Forza Italia cita esplicitamente il console romano per spiegare la sua tattica per battere Prodi. «Il Temporeggiatore sconfisse il nemico aspettando il momento giusto ed è proprio così che dovremo fare noi». Sì, quindi, alla piazza e a un’opposizione «inflessibile» contro la sinistra. Ma niente colpi di testa e niente «girotondi»; termine peraltro – sottolinea – inventato dai giornali. Forza Italia sarà costruttiva, ma dirà tanti «no» all’Unione. A partire da quello sulla missione in Libano.
L’attuale governo sta mutando alla radice la politica estera italiana. E la missione nel Paese dei Cedri «che per senso di responsabilità abbiamo approvato» ora «sta cambiando». «Noi – spiega - abbiamo accettato una missione per garantire al governo libanese di riprendere la sovranità sul suo territorio e garantire che da quello stesso territorio non avvengano più attacchi contro Israele, unica democrazia del Medio Oriente». Ora che gli Hezbollah non verranno più disarmati la prospettiva cambia. «Io – annuncia Berlusconi - non credo che noi potremo essere più d’accordo. Certo, tuteleremo i nostri soldati, ma attenzione perché le regole di ingaggio non rispettano più la nostra visione».
Il tempo per la sconfitta della sinistra arriverà. Il Cavaliere ne è sicuro e non si lascia scoraggiare dai «telegiornali inguardabili e dai giornali illeggibili». Lasciamo «che la sinistra si illustri da sola». Verranno fuori senza bisogno dei media «i disastri» e «le contraddizioni» di provvedimenti come il decreto Visco-Bersani che sta creando uno «stato di polizia tributaria». Se ne accorgeranno anche gli elettori della sinistra. E Forza Italia farà il suo lavoro marcando stretto Prodi-Annibale. «Occorre un’opposizione inflessibile in Parlamento, nel mondo del lavoro e nel Paese. Sarà anche un’opposizione costruttiva. Diremo anche come sarebbe meglio fare, mettendo sempre accanto ai no una proposta costruttiva».
I no a Prodi arriveranno di volta in volta. E la guerriglia del Berlusconi-Temporeggiatore prevede anche il ricorso a «manifestazioni di piazza. I nostri elettori hanno voglia di dimostrare il loro sentimenti di indignazione. Lo faremo. Poi incontreremo le categorie, ce ne sono tante, i cui interessi sono stati toccati da questo governo». In ogni caso, «no a sistemi che non ci appartengono» come i girotondi di destra, nati da una cattiva interpretazione di quello che aveva scritto Paolo Guzzanti. Il primo banco di prova saranno le amministrative di primavera, ma le occasioni per farsi sentire saranno sul merito. Sui temi economici, sicuramente. Ma anche sulla Rai che la sinistra vuole occupare («È un’emergenza democratica») e per questa ragione «bisogna scendere in piazza». E sul conflitto di interessi: «Macroscopico è quello tra le giunte rosse e le cooperative rosse. E se vogliono che non ci sia conflitto, allora bisognerà vietare ogni contratto tra governi locali e Coop. Voglio proprio vedere se i senatori a vita si tireranno indietro quando faremo questa proposta».
Nell’intervento a Gubbio di Berlusconi (poco più di un’ora) manca vistosamente la polemica di giornata; quella con i centristi di Pier Ferdinando Casini che non vogliono morire berlusconiani. Solo un accenno quando rivela che la famosa raucedine «non mi è venuta a forza di cantare, ma per certe cose che ho visto in giro. Mi sono chiuso la bocca per senso di responsabilità, evitando cose spiacevoli che avrebbero potuto danneggiare la coalizione».
Meglio una sana autocritica di coalizione per capire le ragioni della sconfitta elettorale. Gli errori (mai commessi da Forza Italia, sottolinea), sono stati escludere persone come Carlo Fatuzzo «che è anche mio amico», escluso dalla Cdl per un errore di valutazione, così come la «lega spuria» caduta per un veto del Carroccio. Errori a causa dei quali, spiega Berlusconi, almeno 1,3 milioni di voti di destra sono passati a sinistra. Alcuni, ha annunciato, potrebbero però rientrare, «ci sono possibilità di un restringimento della maggioranza al Senato. Ci sono galantuomini che sono ancora nella sinistra» che potrebbero lasciare l’Unione quando «saranno approvate altre leggi lesive degli interessi degli italiani».
Un errore anche non attrezzarsi con controlli adeguati ai seggi. Berlusconi non demorde sul fronte del riconteggio. La giunta parlamentare che sta controllando le irregolarità denunciate, dovrà finire il suo lavoro. Ma, in prospettiva, anche il partito degli azzurri si deve attrezzare. E qui Berlusconi ha saputo toccare le corde più sensibili dei militanti accorsi a Gubbio. Nessuna testa sarà tagliata, ha fatto capire, ma serve «un partito organizzato». A livello centrale potrebbero aumentare gli organismi collegiali a patto che si riuniscano con continuità, «anche quando non c’è il presidente».
Berlusconi ha confermato che per due giorni alla settimana visiterà la periferia del partito. Però le strutture locali devono fare la loro parte aprendosi ai tanti che chiedono di collaborare, ma trovano porte chiuse. Il rebus dell’identità politica degli azzurri per il Cavaliere ha già una soluzione, fornita da don Baget Bozzo.

«Hai proprio ragione, Forza Italia è un partito “occidentale, liberale, cristiano e laico”».

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