Adalberto Signore
da Roma
La cronaca racconta un centrosinistra a dir poco sdegnato dalla proposta lanciata da Pier Ferdinando Casini di un «accordo» tra maggioranza e opposizione per «completare il percorso delle riforme». Con Rifondazione, Pdci, Verdi e perfino lUdeur a tuonare tutti contro «il papocchio istituzionale». Insomma, non fosse per il silenzio di Ds e Margherita, avrebbe ragione Romano Prodi a parlare di «tormentone estivo». Invece, a bearsi dei pettegolezzi dagosto cè solo la sinistra radicale (e dallaltra parte del campo la Cdl). Con leccezione di Clemente Mastella, che come al solito ci vede lungo e mette le mani avanti. Tacciono, invece, Ds e Margherita, ben consci che il silenzio è una delle grandi arti del conversare. E comunque appagati dallamo lanciato in unintervista al Corriere della Sera dallex presidente della Camera Luciano Violante. Così, sono in molti a pensare che mentre la sinistra radicale dà voce allindignazione, le diplomazie del Botteghino e di Largo del Nazareno siano già al lavoro in vista dellautunno caldo.
Ad aprire il fuoco di fila dallUnione è Mastella, anche lui intervistato dal Corriere. Il ministro della Giustizia ammette che «la maggioranza ha una fragilità numerica», ma spiega che «in democrazia si governa anche con un voto in più». Con un corollario: «Se viene fuori che per garantire la governabilità bisogna cambiare assetto, salta il banco perché per lUdeur si porrebbe un problema». Di allargamento non vuole sentir parlare neanche la sinistra radicale, che in un simile disegno avrebbe il solo ruolo di vittima designata. «Un progetto - spiega il presidente dei senatori del Prc Giovanni Russo Spena - al quale Rifondazione si opporrà con la massima determinazione». Taglia corto Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera: «Non è possibile alcuna grande coalizione né governo tecnico». Il dibattito in corso, spiega, è solo «un trappolone» per «indebolire lUnione». Mette in guardia dalle «scorciatoie neocentriste» il presidente dei deputati del Pdci Pino Sgobio. Che avverte: «Al centro sono tante e diverse le sirene e ognuna di esse è un richiamo o un appello che va restituito al mittente». Fuori dal coro solo lItalia dei Valori. Un «dialogo senza confusione di ruoli», dice il portavoce del partito Leoluca Orlando, può partire da «una proposta di legge elettorale autenticamente bipolare».
Se nellUnione il silenzio di Ds e Margherita attenua le divergenze, nella Cdl ci pensa Umberto Bossi a riaccendere il dibattito. Intervistato da La Stampa, non solo boccia la proposta di Casini («il popolo non capirebbe») ma ribadisce pure che «non esiste alternativa a Prodi se non le urne». Il messaggio del Senatùr al leader dellUdc è chiarissimo: «I democristiani sono più furbi di quanto pensassi, ma sanno solo parlare. Se vanno a sinistra verranno spazzati via». Parole che provocano la reazione del vicepresidente del Senato Mario Baccini. «I consigli non richiesti e le critiche gratuite non ci fanno né caldo né freddo», ribatte lesponente dellUdc. Che spiega: «Si è aperta una grande partita per creare una forza politica di centro, radicata al Ppe e alternativa allestrema sinistra».
Oltre che dalla Lega, un netto «no» a Casini arriva pure da Forza Italia e An. «Nella Cdl - spiega il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto - nessuno accetta lallargamento di una maggioranza in crisi. Il resto fa parte della dialettica politica». Spiega Renato Schifani, presidente dei senatori di Forza Italia: «Non è Prodi luomo del dialogo». Come dire che si potrà aprire un confronto solo dopo uneventuale crisi di governo. Anche perché - aggiunge lazzurra Isabella Bertolini - «è difficile capire quale dialogo potrebbe esserci con una maggioranza che va avanti a colpi di ideologia e pregiudizi». E anche da An la presa di distanze è netta.
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