Svolta d'Israele: "Tregua unilaterale" Ma l'esercito rimarrà nella Striscia

La decisione, potrebber essere votata domani, significa che Gerusalemme ha intenzione di porre fine all’operazione, pur senza l’accordo con Hamas, potendo contare sull’appoggio degli Stati Uniti e dell’Egitto nel contrastare il contrabbando di armi. E in Cisgiordania la "giornata della collera fa flop"

Svolta d'Israele: "Tregua unilaterale"
 
Ma l'esercito rimarrà nella Striscia

Gerusalemme - Il governo israeliano voterà domani l’ipotesi di uno stop unilaterale all’offensiva contro Hamas a Gaza. Lo scrive il quotidiano israeliano "Haaretz". L’ipotesi priverebbe il movimento islamico integralista di ogni conquista di carattere politico, conseguenza di un accordo di tregua che prevedesse l’allentamento del blocco sull’enclave costiera.

La decisione significa che Israele ha intenzione di porre fine all’operazione, pur senza l’accordo con Hamas, potendo contare sull’appoggio degli Stati Uniti e dell’Egitto nel contrastare il contrabbando di armi. A Washington, infatti il capo della diplomazia israeliana, Tzipi Livni, ha firmato con il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, un memorandum d’intesa per il blocco del contrabbando di armi da parte di Hamas (uno degli aspetti più delicati del negoziato). Adesso l’Egitto sta valutando se organizzare un summit a breve tra il premier israeliano Ehud Olmert, il presidente egiziano, Hosni Mubarak e quello palestinese, Mahmoud Abbas.

L’esercito israeliano rimarrà a Gaza dopo lo stop unilatarale dell’offensiva nell’enclave palestinese, stop che dovrebbe arrivare domani dal gabineto di sicurezza del governo di Gerusalemme. Lo chiarisce una fonte del governo israeliano, che non rivela per quanto tempo l’esercito con la "stella di David" rimarrà nella striscia costiera.

Accordo Rice-Livni  Il segretario di Stato statunitense, Condoleezza Rice e il suo omologo israeliano, Tzipi Livni, hanno firmato un accordo bilaterale destinato a favorire la lotta contro il traffico di armi verso la Striscia di Gaza, nel quadro degli sforzi per pervenire a un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Questo accordo "prevede una serie di misure che gli Stati Uniti e Israele adotteranno per fermare il flusso di armi ed esplosivi verso Gaza", ha riferito il capo della diplomazia statunitense prima di firmare il documento. "Il protocollo d’accordo che firmiamo oggi è una componente importante per il cessate il fuoco", ha precisato la Livni.

La giornata della collera fa flop È una "collera" in tono minore quella che continua ad animare la tradizionale protesta del venerdì, in Cisgiordania, contro la guerra d’Israele nella Striscia di Gaza. Protesta che ha avuto oggi momenti di tensione a Hebron - dove un adolescente è stato ucciso dal fuoco di un posto di controllo israeliano - ma non ha raccolto in tutta la regione più di qualche migliaio di partecipanti. Segno che la solidarietà di facciata riproposta dal conflitto fra le due fazioni palestinesi rivali (i falchi di Hamas, al potere a Gaza, e i moderati di Fatah, rimasti in sella in Cisgiordania sotto la guida del presidente Abu Mazen) cela più d’una crepa. Secondo il Jerusalem Post la verità è che se a Gaza Israele combatte una guerra guerreggiata con Hamas, a Ramallah, cuore politico della Cisgiordania, Fatah non cessa di condurre un conflitto sotterraneo contro i rivali interni. Sperando in una sorta di resa dei conti nel momento della relativa debolezza del movimento islamico radicale. Sia come sia, la "giornata della collera" odierna - promossa teoricamente in accordo fra i partiti palestinesi - si è risolta in dimostrazioni su scala ridotta.

Le ultime incursioni Nel frattempo l’esercito israeliano continua ad operare a Gaza. Le forze terrestri compiono incursioni in diversi rioni, li perlustrano e poi si ritirano per passare ad un altro quartiere. Così è accaduto ieri nel rione di Tel al-Hawa, oggi nel campo profughi Shati. Al ritiro delle forze israeliane, dalle macerie di edifici colpiti a Tel al-Hawa sono stati estratti i cadaveri di 23 palestinesi. A Gaza, dopo le preghiere del venerdì nelle moschee, migliaia di persone sono scese in strada per seguire il feretro di Said Siam, un dirigente di Hamas ucciso ieri in un attacco israeliano. Si tratta del principale esponente di Hamas colpito dall’inizio della operazione "Piombo Fuso". Alle sue esequie, per ragioni di sicurezza, erano assenti i suoi compagni nella leadership di Hamas e i comandanti del braccio armato i quali, tuttavia, hanno assicurato che la sua morte sarà vendicata.

Figlie uccise mentre parla in Tv Una cannonata israeliana uccide in diretta televisiva le figlie di un medico palestinese che sta rilasciando una intervista. L’esplosione ha ucciso tre delle figlie del medico e due sue nipoti. Le voce di Ezzeldin Abu el-Aysh, che ha rapporti di lavoro con un ospedale di Tel Aviv, si esprime in perfetto ebraico e vive nel nord della Striscia, è echeggiata in tutto Israele. Per lunghi minuti dagli schermi tv israeliani si sono sentiti solo i suoi singhiozzi disperati. "Israele deve dirmi il perché; perché ha ucciso le mie figlie?": questa la struggente domanda lanciata dalla televisione commerciale Canale 10 dal ginecologo palestinese. "Erano sedute con le cugine, chiacchieravano, progettavano il loro futuro - ha raccontato il dottore - E all’improvviso sono state bombardate. Per quale ragione? Ecco, lo voglio sapere. Ero così fiero di loro, non so capacitarmi. Che solo mi dicano la verità, allora mi darò pace". Dallo studio dell’emittente il medico ha appreso che, secondo una prima versione fornita dall’esercito, dalle vicinanze della sua abitazione era stato aperto il fuoco contro una unità di fanteria israeliana, che aveva chiesto a sua volta a un carro armato di sparare una cannonata. Il bilancio dell’attacco alla sua abitazione, ha precisato, è adesso di sei morti, fra cui tre figlie e due nipoti. Due altre figlie del dottore e suo fratello sono ricoverati in gravi condizioni in due diversi ospedali israeliani, ad Ashqelon e a Tel Aviv.

Offensiva iniziata il 27 dicembre L’offensiva israeliana, iniziata il 27 dicembre in risposta ai razzi lanciati da Hamas nel sud di Israele, ha provocato fino ad ora la morte di

circa 1.105 palestinesi, mentre i feriti sono 5.100, secondo quanto riferito dal ministro della Salute di Gaza. Un gruppo palestinese per i diritti umani ha dichiarato che il bilancio di vittime civili è di circa 700 morti.

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