di Franco Ordine
«Se perdevo mi crocifiggevano». Solo un romano nato a Testaccio può avere un cuore così e un coraggio da leone. Solo uno come Claudio Ranieri, battezzato un mezzo-sangue di allenatore, mai campione né in Inghilterra, Spagna e/o Italia e mai celebrato dalla critica ufficiale, anzi incenerito dalla cieca fretta della Juventus recentissima, può realizzare la genialata di lasciar fuori, allintervallo di un derby di capitale importanza, il capitano della Roma, Francesco Totti, e il suo alter ego, Daniele De Rossi. Solo uno come Claudio Ranieri, lucidissimo stratega sul prato dellOlimpico, può immaginare nella frazione deludente dei suoi di riassestare in un colpo solo la sfida con la Lazio e il duello tricolore con lInter. Già perché mentre Totti e De Rossi si agitano in panchina come ultrà, Menez e Taddei entrano e decidono: il brasiliano tende in area la trappola a Kolarov (rigore doc), il francesino spinge Radu a commettere il fallo dal limite che consente a Vucinic dilluminare lo stadio con un petardo.
È vero, De Rossi e Totti avevano sulle spalle un cartellino giallo pesante come un macigno.
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