«La svolta a sinistra è superata torniamo uniti senza Pannella»

Stefano Zurlo

da Milano

Negli anni Ottanta è stato il braccio destro di Craxi a Palazzo Chigi. Ora si occupa di formazione, ma ha tenuto un legame con il Nuovo Psi di Gianni De Michelis e Bobo Craxi. Gennaro Acquaviva è a Lecco per un convegno promosso da Stefania Craxi e Pierluigi Polverari. Parla della politica estera di Bettino, poi, col Giornale, vira verso l’attualità.
Allora, professor Acquaviva, i socialisti sono destinati a riunificarsi a sinistra?
«Mi pare che con questa mossa geniale di Berlusconi, con l’uccisione della Seconda Repubblica per mano della sua levatrice, con la fine del bipolarismo e del maggioritario, questo schema sia già superato».
Tatticamente?
«Diciamo la verità: si parlava e si parla di una federazione a tre, fra Nuovo Psi, Sdi e Radicali. Un agglomerato innaturale, che non mi convince. Per niente».
Perché?
«Ma che c’entrano i radicali con i socialisti?»
Autorevoli esponenti del Psi, come Claudio Martelli, flirtavano con il mondo radicale.
«Sì, ma Bettino Craxi ha sempre avuto ottimi rapporti con la Chiesa. È stato Craxi, a suo tempo, a scrivere il Concordato che apriva, rispetto ai Patti Lateranensi firmati dal Duce, una fase nuova: non solo reciproci vantaggi per le due parti, ma anche collaborazione e impegno comune per il benessere spirituale del Paese. Craxi aveva ottimi rapporti con le gerarchie. Il Psi, il suo e il mio, non era certo anticlericale. Posso raccontare un episodio?
Prego.
«Nel 1987 esplose la questione dell’ora di religione. Si doveva capire che cosa far fare ai ragazzi che intendevano saltare l’ora di religione.»
La sinistra, tanto per cambiare, si era spaccata: Craxi stava con il Vaticano, Occhetto contro.
«Appunto. Io, presidente dei senatori del Psi, andai alla Camera ad assistere alle votazioni e salii sulla tribuna stampa. Ricordo, come fosse oggi, Pannella paonazzo che gridava: “Intini, spingi il bottone. Spingi il bottone per il papa, spingi il bottone per Craxi, spingi il bottone per Acquaviva”. Pannella è sempre lo stesso».
Forse sono i socialisti a essere cambiati?
«Ripeto: che c’entrano Intini e gli altri con Pannella? Secondo me, Boselli e soci sono già pentiti».
Addirittura?
«Ma sì, la federazione ocn i radicali è superata sul piano strategico. E non tiene sul piano dei valori».
Un esempio?
«L’eutanasia: i socialisti non possono condividere l’impostazione dei radicali. Direi anzi che al fondo il solidarismo socialista è agli antipodi dell’individualismo radicale».
Glielo spieghi a Boselli.
«Boselli, Intini e soci hanno il problema di sopravvivere. Hanno fondato in tal senso una sorta di cooperativa e hanno giocato di sponda con i radicali, forse per il timore di essere fagocitati dalle truppe in arrivo di De Michelis e Bobo Craxi».
Boselli e Intini temono i “fratelli” in uscita dalla Casa delle libertà?
«Potrebbero non essere più i padroni della casetta socialista».
Acquaviva, lei insiste sui valori e sottolinea i punti di contatto fra il socialismo craxiano e la Chiesa. Lei però era il punto di raccordo fra il Psi e il Vaticano. La sua non è semplicemente nostalgia di quella stagione?
«È vero, frequentavo e frequento preti e monsignori. Però questa è la realtà. Ancora adesso quando m’invitano agli incontri del Nuovo Psi, vengono a cercarmi giovani militanti che si dicono cattolici. E che non condividono certe derive liberal, alla Chiara Moroni».
In conclusione, che cosa devono fare i socialisti oggi?
«Facciano i socialisti».


Nuovo Psi e Sdi sono destinati a unirsi?
«Fatalmente. Non c’è alternativa. I socialisti devono rifare insieme il partito socialista. E devono chiarire l’alleanza con i radicali. Secondo me, non c’è posto per Capezzone e Pannella».

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