Sylvian: «Sono l’ultimo dandy rock»

Sylvian: «Sono l’ultimo dandy rock»

da Milano

È uno degli ultimi dandy rock, non ha avuto la visibilità di David Bowie o di Brian Ferry perché ha immolato la pop dance sull’altare dei suoni d’avanguardia. Abbandonati negli anni Ottanta i sofisticati Japan, David Sylvian ha fatto della multimedialità una bandiera fatta di dischi-affreschi che trasfigurano la forma canzone - da Brilliant Tree fino a Blemish - manifesti sonori degli ultimi vent’anni, che lui ripercorrerà nel tour italiano «The world is everything tour» in partenza stasera dal Conservatorio di Milano.
Un riassunto della sua vita artistica da solista.
«È tempo di muoversi verso nuove mete, e per farlo devo fare il punto sul passato e gettarlo alle spalle in modo da avere la mente libera per ripartire. La mia storia musicale è importante ma non voglio rimanerne intrappolato. Così canto per l’ultima volta il mio repertorio».
Nel gruppo c’è suo fratello, anche lui fondatore dei Japan: un amarcord?
«I Japan sono parte di me, li ho fatti tornare in vita con diversi nomi come Rain Tree Crow, ma l’antico suono dei Japan è finito per sempre».
Ma uno spettacolo simile l’ha già fatto, seppur senza band, una decina d’anni fa.
«Infatti quella era la visione acustica del mio mondo»
Abiurato per sempre il pop?
«Il pop è ripetizione, se andassi sempre nella stessa direzione impazzirei; mi sento come un albero che deve cambiare le foglie, la mia strada è la sperimentazione, qualcosa di minimale ma al tempo stesso sostanzioso. Ciò che faccio oggi è rinunciare a un grosso pranzo per fare un ottimo breakfast. Del resto non ho radici musicali, all’inizio ho giocato con il rock ma senza ispirarmi a nessuno in particolare».
Quindi pollice verso anche per il rock?
«Springsteen non è il mio genere però mi rendo conto che le sue canzoni toccano la gente e la fanno sentire meglio».
Lei ha lavorato con grandi artisti, quali sono quelli che le hanno dato di più?
«Robert Fripp, con il chitarrista dei King Crimson ho vissuto uno dei periodi più creativi perché, suonando in piena libertà, al tempo stesso mi dava delle regole. Poi Sakamoto, un profondo conoscitore delle leggi dell’armonia. Insieme abbiamo creato un inedito vocabolario musicale.


Nuovi progetti?
«Un album l’anno prossimo, molto sperimentale. Mi piacerebbe anche portare in giro When Loud Weather Buffeted Naoshima, l’opera composta per una installazione al Fukutake art museum di Naoshima in Giappone».

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