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Tabaccaia morta, tracce dell'assassino

I Ris tornano nella casa dove la donna è stata trovata nuda nella vasca da bagno

Tabaccaia morta, tracce dell'assassino
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È ancora libero l'assassino di Silvana Damato. Chi l'8 agosto ha ucciso l'ex tabaccaia 69enne trovata senza vita, semivestita, nella vasca da bagno della sua abitazione di Bruzzano dove abitava da sola, a oltre quattro mesi dal delitto, non ha ancora un nome. E non si esclude che potrebbe farla franca. Dopo indagini, interrogatori, sospetti e approfondimenti, non solo il lavoro degli investigatori dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e dei Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma non ha al momento portato a risultati che possano in qualche modo far risalire all'identità dell'omicida, ma anche la pm Valentina Mondovì resta significativamente con la bocca cucita.

Intanto, mentre la perizia medico-legale sull'autopsia non è ancora stata depositata - la vittima aveva alcune ecchimosi sul viso e sulla fronte, ma soprattutto un taglio (non molto esteso) al collo, lesione responsabile delle gocce di sangue trovate nell'appartamento - esattamente tre mesi dopo il primo sopralluogo con il luminol del 26 agosto, il 26 novembre i Ris sono tornati nell'appartamento di via Bisnati. Prelevando, attraverso un'analisi capillare e certosina, un'enorme mole di elementi da repertare e che riusciranno a escludere in maniera definitiva i profili di tutti coloro che sono entrati in casa, ma che con l'omicidio non c'entrano nulla: investigatori, soccorritori e vigili del fuoco. I carabinieri specialisti di indagini tecnico-scientifiche forensi avrebbero inoltre maturato un'ulteriore certezza e cioè che l'assassino per uccidere Silvana avrebbe agito a piedi nudi o, comunque, senza indossare le scarpe, visto che le uniche impronte ritrovate nell'appartamento di via Bisnati apparterrebbero solo alla vittima. Un elemento questo che confermerebbe ancora una volta il rapporto di confidenza tra vittima e assassino.

Nella ricostruzione del delitto si era detto infatti che, da quanto emerso dai rilievi nell'abitazione, la persona che ha ucciso Silvana (per poi andarsene non prima però di aver chiuso la porta d'ingresso a più mandate e aver portato via il mazzo di chiavi della donna) il giorno del delitto era entrata in casa senza dover fare un'effrazione, ma dopo che la vittima le aveva regolarmente aperto la porta d'ingresso. Segno questo che si trattava di un soggetto ben conosciuto dalla donna. Anche l'abitazione, pur particolarmente "arredata", cioè piena zeppa di soprammobili e ninnoli, all'arrivo dei soccorsi e degli investigatori era stata trovata in perfetto ordine. E anche questo rappresenterebbe un elemento per spiegare l'assenza di segni che facciano pensare a una colluttazione tra assassino e vittima, come se la 69enne fosse stata aggredita all'improvviso da qualcuno che, in apparenza, non temeva e dal quale non si aspettava certo una condotta aggressiva.

Al momento, senza certezze di sorta, tutte le ipotesi sono ancora al vaglio degli investigatori. L'avvocato che assiste la famiglia di Damato, Walter Felice, ha definito il caso un "puzzle da ricomporre" in cui spera che "tutti i pezzi trovino la loro collocazione".

"Al momento, dopo che persino i filmati ricavati dalle videocamere di sorveglianza, ma anche gli interrogatori, le testimonianze e persino l'analisi dei tabulati telefonici, non sembrano aver fornito risultati di valore nel condurre alla sua individuazione, l'assassino rimane una sorta di fantasma. Per questo l'inchiesta resta aperta a 360 gradi". E proprio per questa ragione, al momento gli investigatori non escludono nemmeno che l'assassino sia mai uscito dal palazzo di via Bisnati e che quindi possa risiedere proprio nel medesimo condominio dove abitava Silvana Damato. Questo spiegherebbe perché nessuno abbia notato nulla di strano e neanche le immagini immortalate dalle telecamere abbiano segnalato presenze anomale.

La 69enne che per una vita aveva lavorato in una tabaccheria in stazione Centrale, a detta di chi la conosceva, era una persona aperta e solare, con molte conoscenze e contatti, ma certo non un'ingenua. Qualcuno ha parlato di Silvana Damato anche come di una persona estremamente disponibile e generosa che probabilmente non avrebbe esitato ad aiutare una persona amica che sapeva in difficoltà, elargendo qualche piccolo prestito di tanto in tanto. Niente a che vedere però con gli ormai famigerati 40mila euro che qualcuno voleva "spariti" dal conto bancario della donna, ma che in realtà era stata proprio lei, l'ex tabaccaia, a spostare per impiegarli in un'operazione finanziaria.

Una altro elemento da sfatare riguarda infine il cibo acquistato il giorno stesso della sua morte dalla ex tabaccaia.

"Ho condotto una mia inchiesta personale - spiega l'avvocato Felice - e ho scoperto che quella mattina Silvana si era recata al solito supermercato e aveva comprato delle verdure grigliate, ma non in una quantità insolita che facesse presupporre la presenza di uno o più ospiti a casa sua, come emerso erroneamente da qualche testimonianza, bensì solo per lei".

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