Tabucchi censurato dai compagni francesi

La denuncia: "Le Monde" ha tagliato il suo articolo contro Battisti. Ma non era l'Italia che lo zittiva?

Tabucchi censurato dai compagni francesi

Sostiene Antonio Tabucchi che l’Italia di oggi è indegna di ospitare Antonio Tabucchi. Nel regime «sudamericano» instaurato da Berlusconi, non ci sarebbe spazio per uno come lui, definito «una delle voci più rappresentative della cultura europea» dalla quarta di copertina di Si sta facendo sempre più tardi (opera, solo per caso, di Antonio Tabucchi). Per questo l’autore di Sostiene Pereira preferisce l’(auto)esilio a Parigi o Lisbona. Sabato scorso però la Francia gauchista di Le Monde gli ha tirato un brutto scherzo, purgando un articolo in cui si scagliava contro gli intellettuali transalpini che difendono il terrorista Cesare Battisti.

Spassosa la pagina pubblicata dal Fatto di ieri: l’articolo integrale con le sforbiciate del quotidiano francese in grassetto. Tabucchi, giustamente, randella chi si è speso per «un criminale comune» che ha abbracciato la lotta armata per opportunismo: «Non erano più rapine a mano armata, si chiamavano “espropri proletari”. E se ci scappava il morto, pazienza». Quindi partono i siluri. Contro l’«anziano nouveau-philosophe Bernard-Henry Lévy», tifoso di Battisti, che dovrebbe «riflettere sull’irresponsabilità di cui si fa carico». Del resto «degli omicidi, a Lévy, non importa niente: gli interessa quello che lui pensa di Battisti». Frase tagliata insieme con quest’altra: «Non abbiamo bisogno dei consigli paternalistici di B.H. Lévy: che li venda alle anime semplici». Sostiene Tabucchi che la giallista Fred Vargas e il critico Philippe Sollers sono disinformati come la Francia intera, «un paese in cui l’Italia sembra un pianeta lontano» (zac, taglio), un paese in cui tutti ignorano che il «terrorismo (rosso e nero) non ha avuto derive autoritarie grazie alla nostra magistratura» (zac, taglio). Segue breve sproloquio sui danni del berlusconismo, che vi risparmio perché si può facilmente immaginare.

Piccolo dettaglio: l’«anziano nouveau-philosophe Bernard-Henry Lévy» da qualche tempo siede nel consiglio di amministrazione di Le Monde. Che la bibbia del giornalismo progressista parigino abbia deciso di riservare un trattamento di favore al filosofo? In effetti l’immagine del pensatore arruolato tra gli opinionisti del Corriere della Sera è un po’ più che appannata. Incredibili le ultime figuracce. L’autore di titoli come Il testamento di Dio, riverito dall’intellighenzia di casa nostra, nel suo ultimo libro ha dedicato una dissertazione al filosofo Jean-Baptiste Botul. Peccato che Botul non sia mai esistito, essendo stato inventato da un giornalista del settimanale satirico Canard Enchainé.

Poi ha scambiato il presentatore Tv Frederic Taddei con un calciatore, quindi se l’è presa (in un editoriale) con Bernard Cassen, ex direttore di Le Monde diplomatique, accusandolo di essere su posizioni neonaziste ma confondendolo con Pierre Cassen, a capo di Risposte laique. Ecco, questo è il maître à penser che difende Cesare Battisti.
Chissà cosa pensa ora Tabucchi: valeva la pena di andare a farsi censurare in Francia?

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