Taccori, da immobiliarista a mecenate

I tempi di crisi, si sa, partoriscono le idee migliori. Ciò vale a maggior ragione per il mondo dell’arte che, nella sua accezione più nobile, vive di sogni e bohème, come ai tempi in cui Brera era gagliarda riserva di atelier e gli artisti pagavano con i quadri i pranzi in trattoria, facendo ricco qualche ristoratore. A Brera risiede anche Ivano Taccori, pimpante immobiliarista che in barba al pessimismo del mercato ha deciso di ricorventire parte delle sue attività in creatività pura. Da circa un anno, ha trasformato i suoi lussuosi uffici di corso Garibaldi in un’originale galleria d’arte che espone regolarmente opere di giovani artisti, alcuni appena diplomati all’Accademia, che è lì a due passi. Nessuna nostalgia degli sfarzosi anni Ottanta quando le compravendite di case giravano a mille, e pure quelle dell’arte contemporanea. «Tanto ormai il business si può fare tranquillamente per telefono». Così un giorno, sorseggiando uno spritz in compagnia di vecchi amici con l’inguaribile passione per la pittura, scattò la scintilla. «Seduto al bar guardavo uscire gli studenti dall’Accademia. Mi facevano un po’ di tenerezza perchè pensavo: che ne sarà di loro?». Taccori è milanese doc e non si perde in chiacchiere. Detto fatto. «Fare il gallerista? Non mi interessava, e poi di questi tempi...». Meglio il mecenate: niente rischi e il puro piacere di diventare un protagonista nel mondo dell’arte contemporanea. Via: una rinfrescata alle pareti dei saloni al primo piano di un bel palazzo d’epoca e una targhetta d’ottone davanti al portone: «Spazio Taccori». Semplice come un bicchier d’acqua, ma fino a un certo punto. Il signor Ivano non si limita a ospitare gli artisti («lo fanno in tanti, bar compresi»), ma dà il via a un vero e proprio programma culturale coadiuvato dalla giovane critica Marina Bignami. All’attivo già nove mostre: l’ultima, inaugurata pochi giorni fa e intitolata «Luci e ombre», è una collettiva fotografica che comprende lavori di Francesca Partesi, Masiar Pasquali, Mario Pietro Luras, Andrea Simoncini. Artisti giovani ma di indubbia qualità, di cui lo stesso Taccori -con molto gusto- ha curato l’allestimento. «Le cose o si fanno o non si fanno» dice. Il nostro ha anche dato vita a un sito (www.spaziotaccori.com) costantemente aggiornato sull’attività della «galleria».

Ma a rendere la sua formula interessante e innovativa è il rapporto con i giovani artisti, spesso sfruttati da mercanti improvvisati che oltre a pretendere ingenti percentuali sulla vendita delle opere (oltre il 50%) chiedono agli artisti l’affitto degli spazi e magari il pagamento dei cataloghi. Fare il mecenate è un’altra cosa: «Io non voglio nulla e i ragazzi, se hanno offerte, vengono messi direttamente in contatto col collezionista». Risultato? I suoi vernissage pullulano di giovani. E chi vivrà vedrà.

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