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Tagli, il governo apre alle Regioni Tremonti: ma i numeri sono blindati

RomaIl pressing delle Regioni sulla manovra sembra aver ottenuto qualche risultato: al termine di un incontro con Silvio Berlusconi, una delegazione dei governatori del Pdl, fra cui Roberto Formigoni e Renata Polverini, vede uno spiraglio. «Il premier ha confermato la disponibilità a cambiare le voci di spesa, pur mantenendo fermi i saldi finali della manovra - dice Formigoni -: chiedevamo di discutere il riparto dei sacrifici, l’abbiamo ottenuto». Del resto, lo stesso Giulio Tremonti, nella serata di martedì, aveva detto alle Regioni: le modifiche si possono fare, però i grandi numeri della correzione di bilancio, concordati con l’Europa, non si possono toccare.
La manovra colpisce gli enti decentrati - Regioni, Province, Comuni - con una riduzione di spese per circa 6 miliardi nel 2011 e 8,2 miliardi sia nel 2012 che nel 2013. I minori trasferimenti alle Regioni valgono 4 miliardi nel 2011 e 4 miliardi e mezzo in ciascuno dei due anni successivi, ai quali vanno aggiunti i tagli alle regioni a statuto speciale (500 milioni nel 2011, e 1 miliardo nel 2012 e 2013). Le Province perdono 300 milioni l’anno prossimo e 500 milioni nel 2012 e 2013. I Comuni, infine, perdono l’anno prossimo un miliardo e mezzo, cifra che cresce a 2,5 miliardi nel biennio successivo.
La sollevazione degli amministratori è stata immediata. Formigoni ha parlato di manovra «incostituzionale, che blocca il federalismo fiscale», beccandosi però un rimbrotto da Umberto Bossi: il federalismo non viene toccato, e Formigoni «non deve esagerare». Nemmeno il presidente del Piemonte, Roberto Cota, intravede pericoli per il futuro del federalismo fiscale a causa della manovra, mentre il veneto Luca Zaia chiede al governo un «confronto sereno». Il negoziato fra i rappresentanti delle Regioni e i ministri Tremonti, Calderoli e Fitto prosegue oggi. «Il confronto non sarà facile», prevede però Fitto. E il collega Elio Vito conferma che Tremonti è disponibile a valutare le proposte delle Regioni.
In realtà, il mantra dei «saldi immutati» non concede spazio eccessivo alle modifiche della manovra, perché quel che viene risparmiato agli uni saranno altri a pagarlo. E il «conto della spesa» prevede già tre miliardi e mezzo di tagli alle pensioni, grazie allo slittamento delle finestre d’uscita, e 1,8 miliardi di risparmi con il congelamento triennale dei contratti pubblici. L’aumento delle entrate dal 2011 al 2013 è di oltre 22 miliardi di euro, per lo più dalla lotta all’evasione fiscale: difficile che possa crescere ancora per compensare qualche taglio in meno. «I conti devono tornare - conferma il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi - e la spesa regionale può essere razionalizzata».
La maggioranza sembra intenzionata a concentrare gli emendamenti in Senato, per poi blindare la manovra alla Camera. Rispunta fra le proposte, come tutti gli anni (e tutti gli anni viene bocciata) la tassa sulle prostitute. I finiani preparano interventi per il lavoro e le giovani coppie. Se la manovra non è blindata, dicono intanto i rutelliani dell’Api, potremmo anche votarla.

«Se sono rose fioriranno», commenta con prudenza il vicepresidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli.

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