Siamo ormai a quella che può essere definita la resa dei conti sui posti letto nella sanità del Lazio. E siamo alla farsa: perché il taglio dei posti letto, così come ripetuto anche da esponenti del mondo sindacale ospedaliero, tra tutti il segretario della Cimo Lavra,non serve a garantire la Regione Lazio dal buco della spesa sanitaria. Chiudere tre ospedali (il Forlanini, il San Giacomo e il Nuovo Regina Margherita), sconvenzionare strutture accreditate che operano nel servizio sanitario regionale da tanti anni, vuol dire abbattere la scure su chi, in questo campo, ha investito per dare al servizio sanitario regionale strutture accreditate di altissimo livello. Mi auguro solo che Marrazzo torni sui suoi passi e che si possa approfondire, in un tavolo che deve essere della trasparenza, le ultime delibere regionali che danneggiano il servizio sanitario regionale, sia pubblico che accreditato e convenzionato.
Ci sono sicuramente responsabilità amministrative e gestionali. Non si può, come è avvenuto, decapitare lassessore alla Sanità e poi confermare nei propri incarichi tutti i direttori generali delle Asl e delle aziende ospedaliere, senza alcuna verifica effettuata sulla loro gestione. Alcuni di questi direttori generali hanno cantato vittoria: «abbiamo lavorato bene, per questo la Regione Lazio ci ha confermato». Non è così: i direttori generali sono stati riconfermati tutti, anche quelli che sicuramente non dovevano, per evitare contrapposizioni in una maggioranza già in ebollizione.
La situazione è tragicomica. Il presidente della Regione disconosce tutte le attività svolte dallassessore Battaglia meno una, la nomina dei direttori generali che sono i veri responsabili dello sfascio della sanità del Lazio.
Ci vorrà molta capacità, molta attenzione ma anche tanta professionalità per risolvere i problema della sanità del Lazio e sicuramente questa Giunta e questa maggioranza non ne avranno né la capacità e né la voglia. Spetterà a chi vincerà le prossime elezioni regionali, e quindi probabilmente al Popolo della Libertà, fare un piano sanitario che sia concordato, come avvenne per il primo piano sanitario regionale, con le organizzazioni sindacali, con i sindaci, con gli amministratori locali, con il mondo sanitario del Lazio.
Con una delibera ad personam si incarica del confronto con le parti sociali il direttore dellAsp Clini, che è il vero ispiratore occulto delle scelte che operano i tagli nelle strutture sanitarie regionali. Questo secondo piano in realtà non esiste, il piano dei tagli non è stato confrontato con nessuno, tantomeno si è discusso di questo nella commissione regionale Sanità. Nel suo ultimo intervento, il vicepresidente della giunta regionale ha detto: «Queste sono le deliberazioni del governo regionale, ve le facciamo vedere ma non cè spazio per discuterne né tantomeno per confrontarci su esse». Un tentativo di imporre le proprie scelte a tutti, prima allinterno della maggioranza e poi allopposizione, senza dialogo né confronto.
*vicepresidente vicario della Commissione Igiene e Sanità del Senato
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