Il taglio delle tasse al vaglio della Ue

da Roma

Si fa sempre più complicata per il governo di Romano Prodi la «partita europea». Ed un assaggio il presidente del Consiglio l’avrà nel Consiglio europeo della prossima settimana a Bruxelles. È assai probabile che nei corridoi dei Palazzi di Bruxelles alla delegazione italiana vengano ricordati due principi base del Patto di stabilità. Il primo: sfruttare la buona congiuntura economica per introdurre riforme strutturali; a partire da quella delle pensioni. Il secondo: ogni euro di maggior gettito deve andare a riduzione del deficit.
Un principio semplice che il governo sembra aver dimenticato, visto che oramai sottosegretari, viceministri, ministri e presidente del Consiglio stanno annunciando una riduzione delle tasse. L’unico cauto sull’argomento resta Tommaso Padoa-Schioppa. La riduzione delle tasse «va visto con estrema attenzione. Non si possono fare passi tali, dai quali poi dover tornare indietro». Alla base dell’ottimismo di mezzo governo sulla possibilità di ridurre le imposte, il dato sul miglioramento del deficit 2006. Un risultato ottenuto grazie alle entrate aggiuntive. Ed ora, ottenuta la fiducia alla Camera, tutti vogliono restituire quelle maggiori entrate (determinate in buona parte dalle politiche fiscali del precedente governo) per recuperare parte del consenso. Ben sapendo che soluzioni immediate saranno difficili da percorrere per due motivi: i vincoli posti dal Patto di Stabilità e l’applicazione prima del prossimo anno di alleggerimenti fiscali.
Vincenzo Visco annuncia che scelte del genere potranno essere adottate dopo la pubblicazione della Trimestrale di Cassa, attesa per il 15 marzo. Ed al centro degli studi del ministero dell’Economia (lato Finanze) c’è l’ipotesi di una riduzione dell’Ici.
«Si sta studiando un alleggerimento forte», anticipa Alfiero Grandi, sottosegretario all’Economia. E corregge la richiesta di eliminazione totale dell’Ici, suggerita da un altro sottosegretario di via Venti Settembre, Mario Lettieri. L’alleggerimento dovrebbe riguardare le prime case ed essere rapportato al numero dei figli. Il costo dell’operazione si aggirerebbe sopra i 2 miliardi di euro. Fra l’altro, se la riduzione dell’Ici fosse limitata solo ai nuclei con figli a carico, finirebbe per danneggiare le famiglie (magari anziane) che vivono in case di proprietà, escludendole dallo sgravio, ma costringendole a pagare più tasse sulla casa per via degli aumenti delle rendite catastali.
Non solo. Se il governo operasse in tal senso si potrebbe aprire un problema politico riguardante proprio le pensioni (l’altro corno del «problema europeo»). Sulle risorse determinate dal maggior gettito hanno messo gli occhi i sindacati e la sinistra estrema per giustificare la richiesta di non intervenire sulle pensioni; e, quindi, sulla mancata necessità di introdurre forme di risparmio previdenziale.

Fra l’altro, le maggiori risorse tributarie dovrebbero servire - secondo i ragionamenti della sinistra estrema - per aumentare le pensioni più basse. E la previdenza è uno dei 12 punti di Prodi. E non può essere risolto solo con il «Super-Inps».

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