La talpa di Wikileaks rischia l’ergastolo

«Connivenza con il nemico». È il capo d’accusa più grave, tra i 22, spiccati dal procuratore militare contro il sergente Bradley Manning, la presunta «talpa» di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks. Se giudicato colpevole, Manning rischia l’ergastolo.
Il processo a suo carico s’è aperto ieri, con la prima udienza davanti alla Corte Marziale di Fort Meade, in Maryland, dove Manning si trova in carcere dal maggio 2010. Parte così la fase finale, quella giudiziaria, del più grave caso di fuga di notizie sensibili del Dipartimento di Stato americano, con centinaia di migliaia di documenti pubblicati poi sul sito web dall’organizzazione di Julian Assange.
Manning, 24 anni, originario dell’Oklahoma, è accusato di aver fornito nel 2010 circa 260mila mila documenti segreti nonché il video di un attacco mortale da un elicottero in Irak, che il sito WikiLeaks aveva mostrato al mondo titolandolo «Collateral Murder». I dati sensibili riguardano soprattutto la gestione delle guerre in Afghanistan e Irak.

All’epoca della fuga di notizie, il soldato lavorava nel «Sensitive Compartmented Information Facility» come analista informatico in Irak e aveva accesso ai documenti top secret. Malgrado il reato di «connivenza con il nemico» possa prevedere la pena capitale, tuttavia non rischia la pena di morte ma il carcere a vita.

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