Tangenti, arrestato il vicesindaco di Legnano

L’accusa: soldi, viaggi e mobili antichi per inserire alcuni terreni nella variante al Prg

Enrico Lagattolla

Presunti episodi di corruzione, compromettenti libri contabili dati alle fiamme e file cancellati, un giro di milioni di euro, e la «soffiata» di un’ex moglie tradita che davanti agli inquirenti scoperchia il vaso. Così, ieri, sono finiti in carcere il vicesindaco di Legnano, Carmelo Tomasello, l’imprenditore Vinicio Vinco, l’architetto Ermanno Ranzani, e il capufficio tecnico del Comune Emanuele Di Dio, l’unico agli arresti domiciliari. Per tutti, l’accusa è di corruzione.
L’indagine, coordinata dal pm Francesco Prete, riguarda la variante del piano regolatore di Legnano, approvata dal Comune nel 2001 e dalla Regione due anni più tardi. L’ipotesi degli inquirenti è che Vinco, uno dei principali imprenditori edili della zona, abbia versato tangenti ai tre arrestati per ottenere l’inserimento di alcuni terreni di sua proprietà tra quelli resi edificabili dalla variante. Con un vantaggio economico stimato dal consulente tecnico della Procura di circa 8 milioni di euro.
Nel registro degli indagati, al momento, figura una decina di nomi, tra cui quello di un funzionario della Asl di Legnano, uno dell’Amga (l’azienda del gas) e uno del Comune di Casorezzo, indagati per episodi minori di corruzione legati a gare di appalto truccate e controlli «addomesticati» sulla tenuta dei cantieri edilizi.
L’inchiesta sulle presunte tangenti risale a settembre, quando alcuni consiglieri del Comune di Legnano denunciano i «favori» fatti dalla Giunta a Vinco. Mentre, dalle indagini, emergerebbero gli «omaggi» dell’imprenditore ai suoi referenti. Tra questi, un viaggio alle Maldive da 5mila euro per il vicesindaco, e mobili antichi per alcuni politici.
Ma la svolta nelle indagini è a luglio. Quando Susi B., ex moglie di Vinco e per vent’anni sua collaboratrice, denuncia ai carabinieri di Legnano i maltrattamenti a cui l’uomo la sottopone. A settembre viene ascoltata dal pm Marco Ghezzi, che chiede il giudizio con rito immediato per l’imprenditore, per il quale il gip stabilisce il divieto di dimora nel comune di Legnano.
Nell’occasione, però, la donna riporta anche dettagli sull’attività imprenditoriale del marito. Viene disposto l’incontro con Prete, il magistrato titolare dell’inchiesta sul piano regolatore. E a lui racconta dei documenti scottanti che il marito avrebbe bruciato, e dei file cancellati dal computer che proverebbero un «radicato sistema corruttivo». Così lo definiscono gli inquirenti. E, infatti, nelle venti pagine di ordinanza, il gip Fabrizio D’Arcangelo rileva che, in base agli accertamenti, Vinco «manteneva a libro paga» amministratori, funzionari e politici della zona in cambio di favori. Proprio nel quaderno contabile del 2004, sequestrato un mese fa dalla cassaforte di Vinco, sarebbero riportate le «note spese» dell’imprenditore: tangenti per 15mila euro al vicesindaco Tomasello, di Forze Italia, 10mila a Ranzani, l’architetto incaricato di redigere il piano regolatore, e 2.500 a Di Dio.


La Procura, adesso, sta indagando anche sulla regolarità di altri appalti vinti dall’impresa edile di Vinco, che attraverso un’Ati (un’associazione temporanea di impresa con altre due società) ha ottenuto l’incarico per la costruzione del nuovo ospedale di Legnano e di edifici civili e commerciali a Ferno (in provincia di Varese), vicino all’aeroporto di Malpensa.

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