Tangenti nella sanità, tre anni a Sirchia

Condanna per un giro di tangenti dalle case farmaceutiche agli ospedali. L'ex ministro condannato per fatti che riguardano il suo operato come primario al Policlinico. L'accusa aveva chiesto due anni e nove mesi. La replica: "C'erano prove e testimoni a mio favore"

Tangenti nella sanità, tre anni a Sirchia

Milano - Tre anni per corruzione e appropriazione indebita. E' il verdetto del tribunale di Milano per l'ex ministro della Sanità Girolamo Sirchia, coinvolto in un caso di tangenti negli ospedali. Era accusato per reati che sarebbero stati commessi quando era primario del servizio di immunoematologia dei trapianti dell’ospedale Maggiore Policlinico. L’ex ministro è stato condannato a tre anni di reclusione nell’ambito del processo milanese in cui è imputato insieme ad altre sette persone e una società per presunte tangenti nel mondo della sanità: era accusato di aver incassato tangenti da multinazionali specializzate in prodotti sanitari per favorirle nelle forniture di appalti. Per Sirchia l’accusa, dei pubblici ministeri Eugenio Fusco e Maurizio Romanelli, aveva chiesto 2 anni e 9 mesi di reclusione.

I fatti Oltre all’ex ministro della Salute oggi sono state condannate altre sei persone nell’ambito dell’inchiesta che il 29 settembre 2004 portò agli arresti domiciliari del professor Francesco Mercuriali, ex primario di immunoematologia del Niguarda, che si suicidò a casa sua il successivo 4 ottobre. Fra le presunte tangenti citate nell’atto di chiusura indagine, ci sono tre assegni su un conto corrente di Chiasso ritenuto riferibile a Sirchia per un totale di 30.500 dollari emessi da Health Care Id Inc. di Chicago, e tre assegni da 11mila marchi tedeschi ciascuno emessi dalla Immucor tedesca, la filiale centrale europea della Immucor Usa. Sirchia si è sempre difeso dicendo che quel denaro era il corrispettivo di una serie di consulenze.

La replica Condannato nonostante prove e testimoni a favore. Lo afferma Girolamo Sirchia, l’ex ministro della Salute subito dopo la lettura del verdetto del tribunale di Milano: "Evidentemente - dice Sirchia ai giornalisti, ancora nell’aula della quarta sezione penale- non siamo riusciti a convincere il collegio delle nostre ragioni malgrado abbiamo portato prove e testimoni". Uno dei suoi avvocati, Giovanni Maria Dedola, ha annunciato che impugnerà il verdetto in appello e ha detto: "È una sentenza che non condividiamo ma rispettiamo. Sirchia ha dimostrato di essere un uomo di scienza, ma anche delle istituzioni". Sirchia si dice amareggiato "per come vengono gestite le cose in ambito giudiziario: non avrei mai creduto che si potesse costruire un’accusa senza prove o, addirittura, contro le prove. Per tre anni su di me i giornali hanno scritto di tutto; ormai il danno personale è fatto, più di così...

io comunque - aggiunge - sono abituato ai combattimenti: spero che l’appello faccia giustizia". Amarezza non nascota dalla condanna coperta da indulto e una pena accessoria legata a un preciso episodio che presto cadrà in prescrizione.

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