Tania e le altre, coraggio che mette i brividi

di Riccardo Signori
La concentrazione è anomala: forse e soprattutto per chi pensa e vive al maschile. Sarà che la festa delle donne… Mannò è un caso. Però quando ci si mette il caso…meglio farci caso. E stavolta bisogna dar torto anche a Pirandello. Diceva: “Le donne, come i sogni, non sono mai come le vorresti”. Errore: abbiamo trovato quelle alle quali non chiedere di più. Ecco detto, nel giro di pochi giorni ci troviamo a fare i conti con donne, ragazze, atlete che meritano molto più di una rosa, una mimosa, un atto di deferente omaggio.
Seguite il discorso. Vedi saltare Antonietta Di Martino e quasi ti commuovi. Vedi i tre balzi di Simona La Mantia e certo ne resti stupito. Recuperiamo all’Italia, per qualche giorno, Federica Pellegrini dai suoi corsi e ricorsi accelerati a Parigi e quella stordisce con un tempone nei 400 stile libero, che sono il suo «odi et amo». Roba da brividi veder volare nell’aria quel puffo di Elena Runggaldier, farfalla d’argento del salto con gli sci.
Ed ora stiamo tutti con il fiato sospeso: chi conosce la materia sa di cosa andiamo a parlare. Mai visto dal vivo qualcuno tuffarsi dalla piattaforma dei 10 metri? Fa chiudere gli occhi e rigar la schiena. Invece il trampolino dei tre metri sembra più umano, ma ci vuol fegato. Ecco, Tania Cagnotto ragazza ben fatta, tuffatrice pocket e campionessa grande, sa fare tutto e di tutto: ha vinto ori da ogni altezza, ti fa pensare che il brivido sia solo tuo. Ed ora ci riproverà. Nella piattaforma ha conquistato due ori nel 2004 e 2008. Nel 2009 agli europei di tuffi a Torino, città che nel cuor le sta, ha fatto razzia da 1 metro, 3 metri e nel sincro da 3 metri. Ragazze, coraggio! No, ragazza coraggio. Capitana coraggiosa di questo gruppo di atlete. Ciascuna, per il verso suo, ci ha spiegato che non si vince solo con bellezza, parole facili ed altro facile. No, qui c’è qualcosa di più. Del coraggio hanno fatto un’arte, sul successo hanno investito parte della vita.
Federica Pellegrini ha il fascino e la bravura di una numero uno: si è costruita andando a sbattere contro qualche muro, adesso sta ricucendo qualche smagliatura, si è cercata una via difficile con un tecnico perfin brutale. La Mantia e Di Martino hanno fatto a pugni con ogni sorta di infortunio, hanno saltato sopra ogni trappolone e ce l’hanno fatta. Di Martino si è appena strappata di dosso una mononucleosi. La Mantia ha fatto davvero un triplice salto: baby prodigio, ragazza persa tra infortuni e scarsi risultati, campionessa ritrovata.
Ci vuole coraggio per infilarsi in ogni selva dannata della fatica, della sofferenza, anche dell’amore per il proprio sport. Tutto questo è amore e divertimento. Pure quello di Simona Galassi, l’ultima donna coraggio che vorrà raccontarci qualcosa. Venerdì salirà su un ring messicano. I ring di Portorico e del Messico, asiatici o sudamericani, mettono paura: vai davvero a combattere una battaglia vitale, prima che sportiva. La gente intorno al quadrato è feroce. La Galassi è una giovane –vecchia campionessa del mondo: splendida da dilettante, tosta da professionista dove l’hanno fatta combattere poco. Fra le donne del ring il quattrino non corre. Bisogna accontentarsi e rischiare.

Simona ha un titolo mondiale(mosca wbc) da difendere: peseranno i 38 anni, che sono 8 di più rispetto alla rivale, Mariana Juarez, una pasionaria dei pugni.
Diceva Oscar Wilde:le donne possiedono un istinto meraviglioso: ci fanno scoprire tutto, tranne l’ovvio.

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