Rinaldo Arpisella da ieri non è più il portavoce di Confindustria.Emma Marcegaglia lo ha rimosso dall’incarico. Tornerà da dove è venuto, il gruppo industriale che fa capo alla famiglia della presidente. Fu lui, equivocando una telefonata scherzosa del nostro vicedirettore Nicola Porro, a trascinare Confindustria dentro uno psicodramma mediatico fondato sul nulla. Fu lui, insistendo sulla tesi del complotto, a cadere nel trappolone del pm Woodcock che portò alle spettacolari perquisizioni e agli avvisi di garanzia per i vertici del Giornale . Il tutto reso ancora più paradossale dalle rivelazioni di Panoram a sulle sue minacciose telefonate di alcuni mesi fa a un giornalista del settimanale: «Se pubblichi quell’articolo,Confindustria si rifarà sul governo Berlusconi». Nessun reato ma troppi pasticci, troppi equivoci. Mi spiace per Arpisella, anche se le sue parole mi hanno procurato la non piacevole esperienza di essere svegliato dai carabinieri per una colpa che non ho. E pensare che per evitare tutto questo sarebbe bastata una telefonata alla persona giusta, cioè a Vittorio Feltri o a me. Contro l a Marcegaglia non c’era nessun complotto. Zero assoluto. Non che non fosse nostro diritto, ma non avevamo alcuna intenzione di occuparci della linea politica d i Confindustria, tantomeno delle attività delle aziende della signora. Cosa che invece altri giornali hanno fatto, a volte con accanimento. L o abbiamo documentato nel dossier pubblicato sabato scorso, una raccolta d i articoli a l veleno pubblicati da L’espresso , da Repubblica, da L’Unità e dal Fatto Quotidiano . A loro quindi pensiamo si sia rivolta ieri l a presidente d i Confindustria quando h a detto che «c’è una cortina fumogena velenosa che tenta d i investire Confindustria, u n teatrino mediatico che m i fa abbastanza schifo». Siamo assolutamente d’accordo con la presidente, e anche noi nel nostro piccolo lo denunciam o con forza: Santoro, Travaglio, D’Avanzo e compagnia hanno trasformato l’informazione in una guerra personal e basata s u teorie, veline dell e Procure, strategia della tensione mediatica. Ci spiace che sul caso Arpisella l a presidente s i sia trovata, suo malgrado, alleata con i signori d i cui sopra nel tiro a segno contro noi. Si è fatta usare dall’antiberlusconismo militante e questo non è un bene. Anche perché su molte cose siamo noi e non loro a pensarla allo stesso m odo di Confindustria. Per esempio crediamo che il governo debba uscire subito, costi quel costi, dalle secche della strisciante crisi politica provocata da Fini. Per esempio crediamo che la riforma dell’Università sia cosa buona e che Tremonti sbagli a non finanziarla adeguatamente.
Questa identità di vedute nel criticare l’esecutivo stride con la tesi di Woodcock, messa nero su bianco negli avvisi di garanzia, sul complott o per zittire l a libera voce degli industriali. In questa storia, a parlare a vanvera, oltre al povero Arpisella, c’è stata soltanto l a Procura d i Napoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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