Il soggiorno involontario di Vittorio Emanuele nel carcere di Potenza non centra: loro, quelli del Mil, il Movimento indipendentista ligure - leader indiscussi: Vincenzo Matteucci, presidente, Franco Bampi, segretario, entrambi irriducibili anti-Savoia - ci avevano già pensato prima, anzi, ne avevano fatto una battaglia davanguardia su cui ottenere il consenso di pubblici amministratori, uomini politici e cittadini. Non si parla dellarresto, per carità! Lobiettivo era un altro: sistemare in bella mostra una targa in corrispondenza dei garretti del cavallo che ha in groppa, da un bel po di anni, Vittorio Emanuele II, re dItalia, nellaiuola sempre fiorita di Corvetto. «La gente deve sapere come stanno le cose» spiegano i due indipendentisti. E aggiungono: «Una targa di bronzo o di marmo, ma comunque di idonea dimensione, illuminata sempre di notte da un fascio di luce proveniente da un faro, sarebbe il mezzo giusto per ripristinare la verità storica». Ma con uniscrizione del tipo: «Questo re autorizzò nellaprile 1849 il saccheggio e il massacro di Genova i cui morti giacciono nella cripta della chiesa del Padre Santo. Affinché la cittadinanza sappia quello che accade e onori i propri morti. Consiglio comunale di Genova - Anno 2006».
E sì, perché targa e relativa iscrizione dovrebbero essere autorizzati, martedì prossimo, con regolare delibera dai rappresentanti dei cittadini seduti nella Sala rossa di Tursi. Allordine del giorno dei lavori della seduta è già inserita la pratica - tecnicamente, una mozione - proposta e firmata da sette gruppi: Lega nord, Comunisti italiani, Rifondazione comunista, Ds, Misto, Forza Italia e Liguria nuova.
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