Tariffe agevolate: il governo spinge per un accordo tra Poste e editori

Un primo, lungo incontro nella cornice di Palazzo Chigi. Una riunione d’urgenza fra governo, Poste italiane, tutte le associazioni degli editori di quotidiani, periodici e libri, oltre alla Federazione nazionale della stampa. Il problema sul tappeto è drammatico: trovare, e possibilmente di corsa, una qualche soluzione al problema delle tariffe postali agevolate. Tariffe che, dopo il varo di un decreto interministeriale, sono improvvisamente lievitate. E sono molto meno agevolate. Tuto il mondo dell’editoria è in fibrillazione. E così il Governo organizza a tambur battente una riunione, sotto la regia del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Al tavolo sono seduti il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola e il viceministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, Paolo Bonaiuti, il Capo del Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio, Elisa Grande.
Tutti concordano su un punto: la necessità di promuovere un accordo quadro fra editori e Poste italiane al fine di raggiungere tariffe convenienti in linea con la normativa europea. Con questo obiettivo, già oggi riprenderà il lavoro. In gergo, si chiamano tavoli tecnici. La sede del confronto sarà Palazzo Chigi: al tavolo i rappresentanti della Presidenza del Consiglio, in particolare il Dipartimento Editoria, del ministero dello Sviluppo economico, Poste italiane e le diverse categorie di editori. Una mobilitazione generale. Del resto, contro la sospensione delle tariffe agevolate si erano mobilitati nei giorni scorsi tuto il mondo dell’editoria, compreso il non profit, il volontariato e le piccole testate, i sindacati e un fronte politico trasversale: dall’opposizione, compatta con Pd, Idv e Udc, al Pdl, che con il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri aveva parlato di intervento «manifestamente inopportuno».
Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste italiane, ha anticipato che le nuove tariffe saranno applicate comunque a decorrere dal primo aprile. E la situazione potrebbe precipitare. O almeno questo si ricava dalle analisi concitate di questi giorni. La Fisc, la federazione dei 186 settimanali diocesani che insieme diffondono un milione di copie, fa notare che l’aumento delle tariffe sarebbe di oltre il 121 per cento. E dunque molte testate dovrebbero chiudere.

Per la Fisc, il decreto interministeriale che sopprime le agevolazioni, «è un atto gravissimo e antidemocratico perché vien a colpire il pluralismo dell’informazione».
In tutto, l’innalzamento delle tariffe dovrebbe riguardare circa ottomila testate, fra piccole e grandi.

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