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La «Tartan Army» minaccia l’alzata del kilt

David Gavan è il console onorario d’Inghilterra a Bari. Ed è scozzese. È partito per Istanbul, del calcio non sa che fare, preferisce la canoa e il rugby. Mister Gavan parla un dialetto barese irresistibile, avrebbe spiegato ai suoi connazionali perché domani sarà proibito bere alcol ma soprattutto perché sarà vergognoso fare quello che da qualche anno i tifosi scozzesi usano fare: l’alzata di kilt. Per chi non lo sapesse ancora, sotto il vestito niente, come insegnavano i soldati coraggiosi «going commando», in battaglia, e come recitano gli emuli di Mel Gibson e del suo Braveheart.
D’accordo, è un fatto arcinoto ma in Scozia incomincia a stufare gli stessi scozzesi, negli ultimi tempi sono arrivate proteste dalla Polonia, dove l’alcol costa come da noi il caffè, e allora, per esempio a Wroclaw, sbarcano nei weekend migliaia di festaioli, addio al celibato, party, balli e zingarate, poi a fine serata incomincia lo show: le bande escono sbronze dai bar e alzano il kilt per mostrare a tutti e tutte il proprio beauty case. Non è un bel vedere, la pelle rosa, il calzettone color bianco latte con inserito il coltellino, lo scarpone da muratore, lo sporran al secolo la borsetta pelosa e tutto quel resto lì.
A Bari sono previste cinquemila gonnelle al vento, mister Gavan è in Turchia ma la Tartan Army è pronta al colpo della vita, non con il kilt ma con il pallone.
Ecco la vera notizia, da scherzi a parte: la Scozia ci fa paura, il fascino indiscreto per Sean Connery viene superato dal timore nutrito nei confronti di Alec McLeish, il rossastro allenatore che guida una brigata di blu collar, gli operai del football, non avendo il combattente «Big Eck» il Grande Alec, nessuna stella, fatta eccezione per il portiere Gordon protagonista della vittoria sulla Francia.
Una Scozia di uomini coraggiosi ma senza talento, sono lontanissimi e finiti i tempi gloriosi di Law, Souness, Dalglish, McGrain, Gemmill, Jordan, Hansen, Strachan, Wark, Brazil, oggi si va in miniera con i Ferguson e i McCulloch, gli Alexander e i Naysmith, gente senza passato e con scarso futuro, onesti lavoratori della B inglese, con qualche speranza nella lega scozzese.
McLeish ha ereditato dal 27 gennaio scorso una situazione gradevole con un contratto da 200mila sterline contro il mezzo milione di pounds che la federcalcio aveva assicurato sciaguratamente a Berti Vogts prima di rivolgersi, in ritardo, a Smith.
Ma Big Eck è il leader della svolta, l’uomo del gol all’ultimo secondo, come dice la sua statistica con i club e adesso anche con la nazionale. Ha accettato il taglio di stipendio, rientra nei costumi di un vero scozzese e di protestante ligio al dovere, simpatico e leale, fighter in campo, quando giocava per l’Aberdeen allenato da sir Alec Ferguson, e in panchina.
La nazionale ha un patrimonio di punti insperato e a Bari gioca tranquilla, puntando sulla difesa e sul contropiede, soluzione che piace a Miller, la punta che fece un figurone proprio contro l’Italia anche se in campionato balbetta con la maglia del Celtic. McLeish sta pensando di cambiare tattica, rispetto alla partita noiosa contro la Georgia. Sabato all’Hampden Park aveva schierato un 4-4-2, con due attaccanti ma l’eroe del weekend, Crai Beattie, autore del gol partita, se ne andrà in panchina.
Stavolta sono gli azzurri a temere in questo mondo al rovescio, dove i nostri rugbisti le hanno suonate agli scozzesi nel torneo delle Sei nazioni ma i calciatori campioni del mondo hanno la tremarella di fronte alla Tartan Army gonfia di cornamuse e basta.

Speriamo che non si alzi il vento.

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