Una tassa d’ingresso? Nel 2001 Fo ironizzava: «Si torna ai Borboni»

Un intervento sul Corriere della Sera del 3 luglio di 5 anni fa. Il tono quello di sempre, un po’ scanzonato e irriverente come si addice ad un grande «giullare» di teatro nonché premio Nobel della letteratura. «Cosa penso di una tassa d’ingresso per entrare in città? Mi sembra un’ottima idea. Così torniamo ai dazi e al tempo dei Borboni». A Dario Fo, oggi in corsa per le primarie del centrosinistra, la proposta di un «road pricing» sul modello londinese caldeggiata da Albertini per far «respirare» un po’ una città già allora assediata dal traffico non piaceva proprio. Altro che ironia. E a chi gli faceva notare che così si sarebbe potuto meglio controllare il flusso delle auto, il Nobel rispondeva: «Non credo. Ma per ripicca, si adegueranno anche le altre città: Firenze tasserà i turisti e Sesto San Giovanni farà pagare un dazio ai milanesi che escono. Paghiamo dappertutto, mi sembra davvero una bella idea e nominiamo Albertini podestà». Dario Fo dixit. Ma non era il solo a schierarsi contro il sindaco e la sua tassa d’ingresso. A dargli manforte c’era sua moglie Franca Rame: «Sarà come la pubblica pesa - prevedeva l’attrice -. E chi metterà il sindaco ai caselli per la riscossione? I suoi della giunta? Speriamo che almeno con quei soldi ci costruisca il depuratore...». Per onor di cronaca va detto che il depuratore è arrivato.

Anzi ne sono arrivati tre e senza bisogno di dazi e gabelle per entrare in città. E il road pricing? Scommettiamo che ora che ne parla Bruno Ferrante l’idea non e poi così male e, a pensarci bene, non sono poi così tremendi neanche dazi e Borboni?

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