Una tassa occulta anche sulla diagnostica

Antonella Aldrighetti

L’ultima trovata della giunta Marrazzo per rientrare del deficit sanitario e tamponare pure l’ulteriore perdita secca di risorse dovuta all’incremento della spesa farmaceutica, dopo l’eliminazione del ticket sui farmaci, è la novità della monoprescrizione. Per non girarci troppo intorno e dirla com’è, si tratta di una nuova limitazione alla quale, tanto i medici di famiglia quanto gli stessi specialisti si dovranno attenere per le prescrizioni diagnostiche: non più di una per ciascuna ricetta rosa. Dove «non più di una» significa che se un assistito - facciamo un esempio - ha bisogno di una radiografia alla colonna vertebrale, il medico prescriverà su tre ricette diverse l’esame: una ricetta per la sezione cervicale, quella per la dorsale e l’ultima per la lombosacrale.
Il risultato? Il paziente prima di passare sotto il dispositivo per le lastre passerà alla cassa per pagare il ticket che si trasformerà in una stangata: invece di 35 euro, vale a dire quanto pagava per un’unica ricetta, ne pagherà 105 ossia 35 per 3. Inevitabile che queste cifre facciano sorgere un dubbio: come si possono pagare 105 euro di ticket presso un ambulatorio convenzionato quando se si fa una radiografia alla colonna intera presso una struttura privata si pagano 90 euro?
È del tutto evidente che la domanda si fa per pura retorica, difatti la risposta, è scontata: si prenota l’esame dal privato. Si fa prima in termini di tempo e si risparmiano denari. È vero che mala tempora currunt perché il Lazio è una delle regioni dove è in agguato il rischio che l’addizionale Irpef e Irap potranno essere portate al massimo per contribuire allo sbilancio sanitario di 4 miliardi di euro, ma a chi potrebbe giovare il camuffamento grossolano di una gabella aggiuntiva nascosta dietro il ticket sulla diagnostica?
«Se questa misura venisse ufficializzata a tutte le prescrizioni diagnostiche e non solo alla risonanza magnetica, perché adesso sembra sia solo un altro ammonimento per controllare la spesa, sarebbe un altro inutile strumento burocratico per complicare la vita a medici e pazienti - sostiene Pier Luigi Bartoletti segretario regionale della Fimmg (Federazione medici di medicina generale) -. Peccato però che chi l’ha ideato non è riuscito a fare i conti con il fatto che nella regione ci risultano il 60 per cento di esenti dal ticket. Per cui solo il 40 per cento dei cittadini pagherebbe il doppio e il triplo ticket. Piuttosto è bene che la giunta Marrazzo consideri che, continuando così, ci si possa avviare verso un sistema-salute a due velocità: dove si danneggiano i cittadini più deboli economicamente restringendo il budget per gli esenti, mentre si favorisce il comparto della diagnostica privata e chi vi si rivolge».
Insomma, la proverbiale fatica di Sisifo? «Ancora si può sanare la macchina sanitaria, serve una politica concreta per il riordino del servizio sanitario regionale che tenga conto della crisi economica del sistema alle prese con problemi di tenuta del bilancio - assicura il sindacalista dei medici di famiglia -. Una delle nostre proposte sulla specialistica, che va in questa direzione, riguarda proprio la formulazione di profili assistenziali per alcune patologie croniche: ipertensione, diabete e infarto, dove la profilassi è definita. In questo caso specifico se si stabilisce un pacchetto annuale gratuito di esami di controllo, si riesce a ridurre la spesa senza tagliare protocolli».


Intanto però la stretta sugli esami di laboratorio e la diagnostica va avanti, almeno a considerare le voci sempre più preoccupate che circolano fra i medici di base. Che sia la sorpresa inserita nel piano di rientro del deficit che la giunta regionale deve presentare entro giugno? L’approvazione è prevista per mercoledì, come il dibattito alla Pisana che si annuncia aspro.

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