«Tassa di soggiorno, turismo in affanno»

C’è una voce, nel progetto di federalismo municipale, che è andata per traverso al terziario: la tassa di soggiorno da 50 centesimi a 5 euro a carico degli alberghi, dunque dei turisti. Presidente Sangalli, lei l’ha definita un errore da matita blu: perché?
«Vorrei partire da un dato: nel biennio 2008-2009 ricorda il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli - la spesa per le vacanze è la voce di consumo delle famiglie che ha registrato il calo maggiore con un -3,2%. La tassazione dell'ospitalità turistica non farebbe altro che ridurre la competitività e comprimere le potenzialità di un settore che rappresenta una vera, grande risorsa per l’Italia. Sarebbe, insomma, un vero e proprio autogol contro la crescita e lo sviluppo di questo comparto che, al contrario, andrebbe sostenuto con scelte in tutt’altra direzione e che, se adeguatamente supportato da buone politiche, potrebbe, nell’arco di pochi anni, raddoppiare il proprio contributo alla formazione del prodotto interno».
Che cosa serve, allora, per la competitività del sistema turismo?
C’è bisogno di migliorare le infrastrutture e la qualità, ma sono anche necessari interventi sul fisco: è da tempo che chiediamo la riduzione delle aliquote Irpef e Iva. Per quest’ultima, in particolare, andrebbe previsto un riallineamento ai livelli dei nostri competitori europei».
Niente imposta di soggiorno, niente federalismo?
«Ma no...anzi, nell’agenda delle riforme il federalismo occupa un posto rilevante e quello fiscale è un passaggio cruciale per il Paese.

Crediamo, però, nella necessità di un federalismo responsabile, cioè necessariamente pro-competitivo e giustamente solidale. Insomma, in un quadro di maggiore semplificazione burocratica e amministrativa, ai cittadini deve esser chiaro chi e come spende. E chi spende deve metterci la faccia quando si tocca la leva fiscale».

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