Sabrina Cottone
«Non ho ancora fatto lagenda della prossima settimana...» sorride Letizia Moratti e coltiva la speranza di doverla dedicare alla nuova giunta. È vestita di lilla, come quando ha annunciato che si sarebbe candidata. Ma la donna che arringa la folla e gesticola sul palco del Teatro Nuovo stracolmo sembra unaltra persona dalla signora timida e schiva di dicembre. «Non è solo una battaglia per Milano, è una battaglia nazionale per i valori in cui crediamo» dice guardando le migliaia di occhi che la fissano attenti, «volti che mi hanno dato la forza per continuare nei momenti difficili».
Domani si vota e la candidata della Cdl ricorda la posta e cioè la tutela degli interessi di Milano, del Nord e del Paese dal governo Prodi: «Se sarò sindaco difenderò il Nord, perché vuol dire difendere leconomia di tuttItalia». Milano è «la città motore» e produce il dieci per cento della ricchezza del Paese. Eppure le prime scelte di Prodi, «un intento punitivo» dalla minaccia fiscale allattacco a Malpensa, mettono in discussione tutto ciò: «Se va avanti così saremo tagliati fuori dallEuropa».
Moratti lancia un appello contro la sanatoria per gli immigrati che coinvolgerebbe 480mila persone: «Dico no perché le conseguenze su Milano sarebbero molto pesanti. Un atto del genere creerebbe disagio e insicurezza non solo tra i milanesi ma anche per gli stessi immigrati regolari. Quale madre o padre di famiglia aprirebbe le porte di casa a persone che sa di non poter ospitare?». Il significato delle elezioni di domani è politico: «Il voto di Milano avrà il valore di un riscatto per i valori in cui crediamo».
Lex ministro insiste sul tema fiscale. «A Roma mettono nuove tasse, noi a Milano le abbassiamo. E le mie non sono promesse ma impegni» assicura, ricordando i numeri del sostegno al reddito: 533 euro lanno per una famiglia di reddito medio e 2.464 per una famiglia di reddito basso. «A Milano vivono molte persone che fanno fatica a arrivare a fine mese e ce ne occuperemo» ripete tra gli applausi. Boccia la mutua comunale proposta in extremis da Ferrante: «Milano non ha bisogno di assistenzialismo, ma di un sostegno al reddito che consenta alla gente di spendere come vuole i soldi che risparmia dalle tasse».
Sulle infrastrutture lancia appelli a Prodi e anche al presidente della Provincia: «A Penati dico di non fermare la tangenziale esterna, di non accettare i no che ci fanno andare a passo di lumaca». Parla da sindaco: «Sia coraggioso e noi saremo al suo fianco». Lei promette altri sei miliardi di nuovi investimenti e da primo cittadino in pectore si rivolge al premier per il corridoio cinque e la difesa di Malpensa.
Non si sente una lady di ferro, la Thatcher di cui parla Berlusconi, «a meno che non significhi che sono determinata...». Per chiudere la campagna elettorale ha fatto una scelta poco da dura: lannuale ballo delle debuttanti allAccademia.
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