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Tasse locali peggio della finanziaria

Salassi locali dopo le stangate nazionali. Il centrosinistra al governo, da Palazzo Chigi al Campidoglio, dalla Provincia di Roma alla Regione Lazio, alla finanza creativa preferisce una via più tradizionale per fare cassa: mettere la mano (pubblica) delle amministrazioni nelle tasche private dei romani. L’ha scritto in prima pagina il quotidiano economico Italia Oggi («Roma è la città più tassata») e se ne sono accorti, letteralmente a loro spese, i cittadini dell’Urbe. La «Capitale delle tasse», per dirla con Dino Gasperini, capogruppo Udc in comune, «vanta» Irap e Irpef più alte d’Italia.
Dall’opposizione si leva un coro di critiche, che commentano tra il preoccupato e il sarcastico gli effetti pratici del combinato congiunto di Finanziaria nazionale e bilanci locali. Così Alfredo Pallone, capogruppo regionale azzurro, prima stigmatizza «le tasse e i balzelli di ogni tipo» introdotte dalla manovra economica targata Prodi (a cominciare dal ticket sul pronto soccorso), poi sospira: «Ora ci troviamo alle prese con la tassazione “locale”, con Roma tristemente protagonista in negativo». A peggiorare le cose, secondo Pallone, è che a fronte di una «pressione fiscale che non ha riscontri in passato», non si bilancia «un proporzionale miglioramento della qualità dei servizi». Anzi, la città non è proprio un modello. L’esponente di Fi cita le malridotte strade, «la cui cattiva o inesistente manutenzione ha attribuito a Roma il triste primato, tra le 14 capitali europee più importanti, di città con il più alto numero di morti sulle strade: una media di 8,37 vittime ogni 1000 abitanti».
Il centrista Gasperini, oltre a rimarcare la conquista per Roma della poco ambita leadership nazionale nel campo dell’imposizione fiscale («Questo è l’unico record che il sindaco otterrà per la città quando lascerà il Campidoglio», commenta), si concentra sul Comune, attaccando la politica veltroniana dell’apparire. «Basta con “Veltroniland”, che regala gli spettacoli ai cittadini e poi li fa pagare il doppio come tasse», attacca il primo consigliere comunale dell’Udc, spiegando di voler «organizzare un tavolo di confronto tra gli eletti dell’Udc per una nuova politica fiscale, che non metta le mani nelle tasche dei cittadini romani come Veltroni fa, ma che disegni dinamiche alternative e virtuose per ovviare ai tagli indecenti del governo Prodi». Il problema, insomma, è il solito: il governo centrale chiude i rubinetti a regione e comune, e le amministrazioni locali non alzano la voce, ma le entrate fiscali. «Come a livello nazionale, i cosiddetti “riformisti” hanno avuto una gran pensata: aumentare le tasse», chiude Gasperini. che annuncia «battaglia durissima» in Aula Giulio Cesare contro il bilancio: «È ora che i cittadini si rendano conto che “Veltroniland” non è un luogo da sogno, ma il luogo dei sogni».
Il giudizio di Alleanza nazionale, affidato a Luigi Celori, consigliere regionale di An, Piergiorgio Benvenuti, capogruppo di An a Palazzo Valentini e Sergio Marchi, consigliere comunale di An, non è certo più indulgente verso la triade che amministra Roma e il Lazio. «Veltroni, Marrazzo e Gasbarra - scrivono gli esponenti di An in una nota congiunta - stanno facendo con la loro gestione della cosa pubblica qualcosa veramente di sinistra: alzare le tasse». «L’Irap oggi sfiora il 5,25 per cento - snocciolano i tre - l’addizionale regionale Irpef tocca l’1,4 per cento, che è il limite massimo consentito dalla legge, l’addizionale comunale Irpef è più che raddoppiata in un anno passando dallo 0,2 allo 0,5 per cento».

La ricetta del centrosinistra al governo nelle amministrazioni locali per Marchi, Benvenuti e Celori è banale quanto avvilente: «spremere i cittadini più che si può, senza fornire a Roma quei servizi adeguati che necessitano a una capitale europea». Insomma se, come fa notare Italia Oggi, Roma è l’incubatore politico per la prossima leadership dell’Unione, il futuro per l’Italia è grigio. Come il presente per i romani.

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