Tasse, rom e veleni: luna di miele da incubo tra Pisapia e i milanesi
15 Agosto 2011 - 12:03L’avvocato ultrarosso Giuliano Pisapia è una brava persona. E a riconoscerglielo sono soprattutto gli avversari. Ma di qui a dire che sarà un buon sindaco, la strada è lunga e lastricata di buone intenzioni. Che son quelle che portano all’inferno. Soprattutto se son rosse alla Nichi Vendola, ritinteggiate di arancione conun’operazionedimarketingelettorale che va molto di moda. Anche se a sintetizzare i suoi primi due mesi, il quadro è già piuttosto chiaro. O scuro. Più tasse e aumento delle tariffe, biglietto del bus a 1,50 euro, promessadirevisionedelcatastoimmobiliare ( più Ici) e della tassa sulle immondizie (più Tarsu), più Ecopass per circolare in auto, più moschee, più rom in città, più aiuti agli extracomunitari e alle coppie di fatto (comprese quelle gay, il patrocinio al gay pride è già arrivato), più centri sociali, più sballo e rave party notturni. Poi,ultima notizia,«il Comune adotta i profughi». Assistenza sanitaria e legale in attesa del permesso di soggiorno. Tanti «più» che, siccome alla fine il risultato dovrà pur essere «zero », significano altrettanti «meno». Meno soldi nelle tasche dei milanesi, meno aiuti alle giovani coppie,meno libri gratis per le scuole dell’obbligo, meno risorse per le case popolari, meno bonus cicogna, meno riposo notturno e forse anche un po’ meno sicurezza. Tanto per cominciare. Ché questo è solo l’inizio.Come ha fiutato anche Marco Travaglio che sul Fatto ha già titolato«Smiracolo a Milano».E quella è gente che non è certo sospettabile di rimpiangere Letizia Moratti. O come ha ben fotografato Matteo Salvini, leghista giovane e sveglio, dopo la processione di imam con barba e copricapochel’altrogiornohavarcato per la prima volta nella storia il portone di Palazzo Marino per chiedere moschee.«Pisapia-ha scosso il capo Salvini- passa più tempo a incontrare rom e islamici che i milanesi delle periferie».Solo un buffetto a confronto del violento attacco di Carmela Rozza, il capogruppo del Pd in consiglio comunale. «Le moschee? Io avrei evitato di farne un caso estivo. Prima dobbiamo coinvolgere i cittadini ». Non male per chi rappresenta il maggior partito della coalizione. Solo una delle tante polemiche al veleno. Con il segretario della Cgil Onorio Rosati che, dopo l’introduzione dell’Irpef per la prima volta a Milano e l’aumento del biglietto Atm, gli ha dato del «Pisapia è come Tremonti, a pagare sono sempre gli stessi». Perché «da una giunta di centrosinistra ci aspettavamo più coraggio e spirito innovativo».Unalapidesuun’amministrazione ancora in culla. Con tanto di epigrafe: «Non ci servono ragionieri con i conti del salumiere, ma scelte politiche». Pisapia salumiere. I dipietristi dell’Idv, invece, rimasti fuori dalla giunta sparano sulle assunzioni dei compagni di partito con stipendi d’oro. «Caro Pisapia, chi chiede sacrifici ai cittadini, non può elargire stipendi favolosi. Non era questo che ci aspettavamo da lei». Luna di miele già finita? Di sicuro non è nemmeno cominciata quella con i centri sociali dove il sindaco ha pescato voti e appoggio, ma il cui ultimo slogan è «Pisapia pezzo di merda». Più feeling c’è con i magistrati. Il cui orologio questa volta non ha funzionato. E le indagini sulla tangentopoli rossa di Sesto San Giovanni che sta coinvolgendo l’ex braccio destro di Pierluigi Bersani Filippo Penati, son finite sui giornali a urne già chiuse e vittoria incassata. Non succede così quando a essere indagati son quelli del centrodestra. Dicono che Pisapia sia metodico. Di certo rigoroso è stato nel più violento spoil system che mai a Milano si sia visto. Via direttore generale e capo di gabinetto, sostituiti da Davide Corritore e Maurizio Baruffi, le anime della sua campagna elettorale, via dal Comune i 30 dirigenti esterni nominati dalla Moratti, via gli addettiallacomunicazionecompresiiprecari storici. E via anche i manager delle società controllate. Compreso Elio Catania, nonostante l’Atm sia l’unica azienda di trasporti in attivo in tutto il Paese. In compenso arriva Gianni Confalonieri come responsabile delle Relazioni istituzionali. Costo 120mila euro all’anno. Nel curriculum alla voce professione semplicemente «dirigente di partito», perché il commissario politico è un ex senatore di Rifondazione comunista, per cui anche Pisapia sedette in parlamento. Mentre i nuovi assunti all’ufficio stampa li pesca tra i militanti e con loro disappunto non sono inquadrati come giornalisti, ma semplicemente «istruttore direttivo dei servizi amministrativi». Con tutto ciò che consegue in termini di stipendio e contributi. Il sindacato dei giornalistidisolitocosìattento? Tace. Come tacciono i giornaloni che, fiutata l’aria,pubblicano interviste che assomigliano a dolciastri peana. Tacciono, in attesa di notizie, le cooperative rosse calce e martello dopo che Pisapia ha bloccato il piano urbanistico già approvato dalla Moratti. Perché Pisapia gode di buona, anzi di ottima stampa.Un po’ come i Zapatero e gli Obama degli inizi, salutati come nuovi profeti delle magnifiche sorti e progressive dell’umanità. Poi s’è visto com’è andata a finire con il crack dell’uno e i capelli precocemente ingrigiti dell’altro. E son già pronti per la rottamazioneperchélebuoneintenzioni si scontrano con la realtà. Così va il mondo al tempo del vento nuovo. Quello rosso mascherato da arancione che oggi soffia a Milano, ma che presto potrebbe investire anche altre città.
E, magari, anche i palazzi romani.