Laura Cesaretti
da Roma
Come ha scritto Europa, il quotidiano della Margherita rutelliana, «avere di nuovo addosso letichetta di quelli delle tasse non è piacevole», e soprattutto non dona in termini di appeal elettorale. E dunque per i leader dellUnione cercare di strapparsi di dosso quella maledetta etichetta e rassicurare gli elettori in allarme a causa della «campagna di menzogne» della Cdl è diventata una priorità assoluta.
Peccato che loperazione recupero sia resa assai più complicata dalle brillanti idee di alcuni alleati. Tipo Alfonso Pecoraro Scanio, che ieri sera, alla trasmissione Liberitutti di Rete 4, se ne è uscito con una promessa che darà nuovo filo da torcere alla sua coalizione. Già, perché il capo dei verdi, davanti a un allibito Giulio Tremonti e a un imbarazzato Enrico Letta, ha pensato bene di annunciare: «Tasseremo del 10% tutti i patrimoni rientrati con lo scudo fiscale». Idea che in alcuni ambienti del centrosinistra è circolata, ma sulla quale era stata imposta la sordina per ovvie ragioni: la norma del cosiddetto «scudo fiscale» garantiva lanonimato a chi faceva rientrare il proprio patrimonio illecitamente esportato, e una nuova tassazione - oltre a violare il «patto» sullanonimato - sarebbe retroattiva. «Unipotesi stravagante, fuori da qualsiasi ragionamento», laveva bollata a suo tempo Vincenzo Visco. Ma ora Pecoraro pensa bene di rilanciarla pubblicamente. E dire che Massimo DAlema aveva ritenuto opportuno, dopo il coro discordante degli ultimi giorni, spendersi in prima persona per raddrizzare la rotta incerta della coalizione. E dalle colonne della Repubblica ieri ha dato la linea: «Noi non vogliamo stangare proprio nessuno. Le tasse vogliamo ridurle, non certo aumentarle». Infatti, spiega, «tutte le proposte contenute nel nostro programma, dalla riduzione del cuneo contributivo alla restituzione del fiscal drag, hanno un solo scopo chiarissimo ed esplicito: ridurre la pressione fiscale e realizzare un effetto redistributivo». Ciò premesso, però, «non ci sto nemmeno a criminalizzare il sistema fiscale», perché «le tasse non sono un reato, servono a finanziare la scuola, i servizi, la sanità pubblica. Senza le prime non ci sono i secondi».
«State tranquilli», fa sapere il candidato premier Romano Prodi, «ci accusano di volere aumentare le tasse. Ma non è vero. Vi assicuro che non è vero. Non vi metteremo le mani in tasca». E tanto non per bontà danimo, quanto perché «le troveremmo vuote, ve le hanno già svuotate e sarebbe troppo tardi. Piuttosto, aggiunge Prodi, «vi garantisco che faremo in modo che tutti paghino equamente le tasse». Francesco Rutelli accusa il centrodestra di «voler spaventare gli italiani con invenzioni assolute» e giura: «Non ci sarà nessuna tassa di successione sulle imprese e sulle aziende. Il nostro scopo è patrimonializzare e dare forza al sistema imprenditoriale, non metterlo in crisi». Di reintrodurre le tasse di successione per le aziende, dunque, «non ne abbiamo mai parlato e non è nei nostri propositi. Quindi, non solo le famiglie e i risparmiatori non hanno nulla da temere, ma neanche le imprese». Se Rutelli è drastico, però, Prodi riapre spiragli e cita il volume delle proposte dellUnione per spiegare: «A pagina 206 del nostro programma è prevista la tassa di successione, ma esclusivamente per i grandi patrimoni», perciò «riguarderà una percentuale davvero minima delle famiglie italiane». Patrimoni «grandi», percentuali «minime»: niente cifre, visto che nelle cifre sulle tasse di successione lUnione si è già ampiamente incartata nelle scorse settimane.
A scanso di nuovi equivoci e incidenti di percorso, anche Fausto Bertinotti - che nei giorni scorsi aveva esternato in materia proponendo tetti limite assai bassi per la successione - ora si allinea a scatola chiusa: «Lordine di grandezza lo stabilirà Prodi e mi va bene prima di averlo conosciuto», garantisce. E Piero Fassino torna a giurare: «Non tasseremo Bot e Cct già emessi perché questa è una questione di lealtà».
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