Economia

«Tassi al 4,5%? Divertente. Manda la cura al dr. Paulson...»

Centinaia di messaggi in un paio di ore, con il pendolo della discussione che oscilla dalla preoccupazione al sarcasmo, dalla rassegnazione all’indignazione, tra soluzioni fai-da-te un po’ naif e analisi con qualche fondamento economico in più: è il popolo americano che si riversa sulle pagine on line del Wall Street Journal, trasformandole in un hot blog sullo stato comatoso dell’economia. Pochi minuti dall’annuncio choc del dipartimento al Lavoro sulla disoccupazione, e già Donald spiega perché non è un altro ’29: «Non siamo in una guerra commerciale con l’Europa, non c’è una carestia e il 50% del sistema bancario non è fallito. Le condizioni per una ripresa rapida ci sono, se si ripristina la fiducia». Hai detto niente, sembra rispondergli Sandeep Dey: «Ho l’impressione che la realtà sia anche peggiore di quanto riportato ufficialmente. Chissà, ciò potrebbe far nascere un nuovo Keynes». Più che all’intervento di sostegno statale, Jim punta sulle barriere protezionistiche: «Stop a tutte le importazioni dalla Cina, in modo da riequilibrare la bilancia commerciale, far ripartire la domanda e creare lavoro». «La Cina finanzia per gran parte il nostro deficit, com’è possibile?», gli ricorda Johnny D.
Naturalmente, non manca il catastrofista avvelenato: «È sotto gli occhi di tutti, la corruzione ha raggiunto i livelli dello Zimbabwe», sentenzia The Undertaker. C’è invece chi se la prende con gli economisti, colpevoli di non azzeccarne una: «Sono in affari da 50 anni - scrive Dwight - e posso dire che il 95% degli economisti sbaglia l’80% delle volte. Quando il 95% di loro racconta che il peggio deve ancora venire, allora abbiamo toccato il fondo». Steve apprezza: «Hai ragione, Dwight. Le cifre sulla disoccupazione sono le peggiori dal 1974, ma in quel periodo la forza lavoro era pari a 76 milioni di persone, oggi è a quota 137 milioni». Altri puntano invece il dito sul mercato immobiliare. «Per stabilizzare l’economia, occorre eliminare i tassi indicizzati sui mutui, e permettere ai proprietari di rifinanziare il mutuo al 4,5%. Così si fermerebbe l’emorragia di pignoramenti». Replica condita di ironia da parte di Solutions: «Tassi al 4,5%? Divertente. Perché non mandi la tua cura al dr. Paulson e al suo assistente Bern (Bernanke, capo della Fed)?». Ayn Rand la vede semplice: «Il 72% del Pil è dato dai consumi. Dunque, basta ridurre le tasse del 50% e tagliare temporaneamente gli interessi sulle carte di credito e sui mutui». Conclude Optimist: «Tranquilli ragazzi, potrebbe andar peggio se Bush fosse il prossimo presidente...

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