da Milano
La politica dei rialzi dei tassi a raffica è finita, ma non sono finiti i rialzi: è questa leredità che Alan Greenspan, il governatore della Federal Reserve americana ha lasciato ieri dirigendo lultima riunione (a fine gennaio lascerà infatti la carica, come previsto) che ha deciso un aumento dello 0,25%, da 4 a 4,25% del costo del denaro. È il tredicesimo rincaro consecutivo dal 30 giugno 2004, che secondo gli analisti riporta i tassi a livelli «normali» dopo il minimo storico dell1% raggiunto alla metà del 2003, quando era stato necessario ridare fiato a una economia svogliata.
Ora, invece, la crescita americana continua a essere sostenuta, e se mai la preoccupazione della Fed è mantenere sotto controllo linflazione. Così ieri il comunicato della banca centrale Usa non ha più utilizzato la parola «accomodante» riferita al livello dei tassi: in altri termini ora si trovano invece a un livello equilibrato. Il comitato che decide landamento dei tassi ha però avvertito che «alcune ulteriori e contenute strette potrebbero probabilmente rendersi necessarie» per mantenere in equilibrio crescita economica e controllo dei prezzi.
Secondo la banca centrale Usa, gli alti prezzi petroliferi hanno infatti «il potenziale per provocare un'accelerazione dell'inflazione». Ma al momento «l'espansione dell'economia appare solida, nonostante gli elevati prezzi energetici e i danni provocati dagli uragani». Insomma, è stato raggiunto un punto di equilibrio che permetterà alla Fed di condurre una politica bilanciata.
Lannuncio che la raffica di rialzi dei tassi sta per finire o perlomeno sta rallentando ha provocato due reazioni contrastanti: da un lato ha fatto perdere terreno al dollaro, ma dallaltro ha ovviamente dato fiato alla Borsa americana. La reazione immediata della moneta Usa ha portato il cambio contro leuro a 1,1983 contro 1,1953 di lunedì. Più leggero il calo contro lo yen. «Ragazzi, stavamo proprio aspettando questo - ha invece esclamato il responsabile di una importante banca daffari americana - la sensazione è che il mercato non ha più bisogno di balzi dei tassi e che la Fed si comporterà di conseguenza». «Laumento dei tassi al 4,25% era atteso, più importante era cosa avrebbe detto la Fed - ha commentato un operatore - ora alcune cose sono state chiarite e ci attendiamo una stabilizzazione del costo del denaro che renderà il credito più facile».
La decisione della Fed è venuta in una giornata in cui sono stati comunicati i dati sulle vendite al dettaglio di novembre, che si sono rivelate più deboli del previsto (+0,3%), nonostante il calo dei prezzi petroliferi. Gli economisti si attendono un quarto trimestre con un rallentamento dei consumi che avrebbe ricadute negative sulla crescita economica.
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