Tassista ucciso: bruciata l’auto di un altro teste

Non si ferma la violenza nel microcosmo di largo Caccia Dominioni, il piccolo quartiere popolare dove il 10 ottobre venne pestato a morte il tassista Luca Massari: e dove quella tragedia, oltre a portare la zona alla ribalta dei mass media, sembra avere innescato violente dinamiche tra le diverse anime della sua popolazione. Così ieri notte va a fuoco un’altra automobile: anche questa appartiene ad una famiglia «colpevole» di avere collaborato con le indagini della polizia. Allo stesso modo, nelle ore subito successive all’aggressione al povero tassista, era stata incendiata la Nissan di un altro testimone.
Quella volta - secondo quanto hanno appurato le indagini - a dare fuoco alla vettura era stato direttamente uno degli autori del pestaggio a Massari: ovvero Pietro Citterio, rampollo di una delle famiglie che da sempre fanno le prepotenti in zona, occupando alloggi sfitti e gestendo traffici vari. Ma adesso Citterio è in galera e potrebbe restarci a lungo, visto che il sostituto procuratore Tiziana Siciliano gli contesta un reato (omicidio volontario aggravato) che la legge punisce con l’ergastolo.

Ma anche se i responsabili della morte di Massari sono in prigione, evidentemente, in quartiere è rimasto qualcuno che in loro vece provvede alla punizione degli «infami». Così in via Ghini, a ridosso della piazza, le fiamme sono tornate ad alzarsi.

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