Matthias Pfaender
«Pur a distanza di sedici anni, questo spettacolo mantiene invariata tutta la sua attualità; anzi, visti i tempi che corrono, il suo messaggio è adesso ancor più forte; contro l'imperante svilimento dell'intelletto umano cui assistiamo, a teatro come al cinema (per non parlare della televisione, media che già da tempo ha toccato il fondo dell'orrido), è estremamente necessaria un'attenta riflessione sulla nostra attuale condizione. La società di oggi ha più che mai bisogno di poesia».
Così Tato Russo, attore, regista, drammaturgo, poeta e musicista, talento della scena drammatica nazionale ed uno dei più grandi nomi dell'arte recitativa contemporanea, presenta La Tempesta, opera shakespeariana da lui riadattata, in scena da questa sera al teatro Carcano fino al 26 novembre.
«Portare sul palcoscenico un'opera come questa - dice Russo - è un atto di resistenza e di protesta», il dito accusatore puntato verso i mali culturali che affliggono gli italiani. In questa accorata denuncia dello spirito decadente del linguaggio dell'arte Russo non salva neppure il suo amato teatro, accusandolo di «produrre troppo spesso o schifezze per molti, o capolavori per pochi».
«Oggi - continua il regista - i teatri ghettizzano lo spettatore, offrendogli o raffinatissime ed ostiche opere, assimilabili sono da una esigua elite, o piatte schifezze. Io - spiega - voglio rivolgermi con il linguaggio della poesia a tutti indistintamente. Questo è l'obiettivo, e lo spirito più profondo, della mia opera: riuscire a convogliare gli spettatori in un esame interiore, in una confessione pubblica dei propri peccati collettivi, che ne lavi le coscienze e li faccia tornare a casa più liberi».
La Tempesta, che si scatena in realtà, come lo stesso Tato Russo precisa, su un'isola "della mente", scuotendo le onde più nascoste dell'animo umano, costituisce uno dei testi più complessi da mettere in scena.
Sfida stimolante che l'adattamento e la regia di Russo affrontano con sorprendente vigore artistico. La trama dell'opera è già nelle intenzione di Shakespeare un pretesto per esprimere un'esigenza etica di espiazione, espressa con i meccanismi più ingegnosi e arditi che la macchina-teatro consenta.
La nave dei congiurati che hanno spodestato Prospero dal suo ducato di Milano, approda - dopo un tragico naufragio provocato dalle sue virtù magiche - alle rive deserte dell'isola su cui egli e la figlia Miranda vivono in esilio e su cui risiedono inoltre Ariele, spirito dell'aria, ed il selvaggio ed animalesco Calibano.
La catarsi dei colpevoli avverrà seguendo le strategie che le virtù magiche di Prospero hanno disegnato: egli riacquisterà il suo ducato, suo fratello Antonio e il re di Napoli, espiata la colpa, verranno perdonati, e Miranda sposerà Ferdinando, figlio del re.
La nave è pronta per salpare e riportare Prospero al suo ducato; ma, consumata la nemesi, Prospero rinuncia ai suoi poteri sovrannaturali, spezza la bacchetta di mago e di "teatrante" e ritorna uomo, affidandosi alle correnti infide dell'imperfezione umana.
La Tempesta, teatro Carcano, ore 20.30, info 02-55181377, ingresso 32 e 23 euro
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.