Politica

Tav, Bertinotti già pronto a lasciare a piedi Prodi

Pecoraro Scanio (Verdi): «Nessun megatunnel». Rizzo (Pdci): «Non si può chiudere il dialogo con il nostro popolo»

Tav, Bertinotti già pronto a lasciare a piedi Prodi

Luca Telese

da Roma

Chi aveva ancora negli occhi la giornata di sabato scorso, il programma dalla copertina gialla presentato in pompa magna alla presenza dei leader ulivisti, il grido rituale scandito in platea «Uniti-uniti», l’impegno solenne a stringersi come un sol uomo intorno a Romano Prodi ieri non poteva che restare interdetto. Dopo la diffusione della notizia che la Tav non è nel programma, la presa di posizione di Prodi, l’affondo di Rifondazione e Verdi, la replica del Professore, grande è il disordine sotto il cielo dell’Unione. Elettori più che mai spaesati, dalla val di Susa arriva in rete una pioggia di e-mail furibonde contro i «traditori dell’Ulivo». Tutto perché la scelta del Professore, in una coalizione già divisa, non lascia margini: «Non ho parlato né con i Verdi né con Rifondazione - dice Prodi - perché ho ridetto quel che c’è scritto nel programma e mi è bastato. Il Corridoio 5 è nel programma dell’Unione come tutti i grandi collegamenti europei. Non c’è discussione su questo punto. Il programma è la cornice, il quadro lo decido io». Conclusione: «La Tav per noi è una priorità. Punto e basta».
Nonostante le polemiche sul tema, il leader dell’Unione torna a spiegare che «i collegamenti europei si faranno e quello della Val di Susa è uno dei più importanti. Bisognerà fare - aggiunge - anche quelli che ci portano verso Nord, ad esempio il Brennero di cui abbiamo assolutamente bisogno. L'incrocio Est-Ovest e Nord-Sud è indispensabile per l'Italia se non vuol restare isolata». Apriti cielo. Per spiegare l’impatto di queste affermazioni nella coalizione basterebbe citare Bertinotti che già ieri rispondeva così alle proteste della presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso: «Il programma è chiuso, varato e firmato. Non è che uno alza la mano e ci rimettiamo a scrivere». E poi: «Ho ceduto qualcosa sui Pacs, la Tav non si ridiscute».
Ieri sera il leader di Rifondazione era ancora più netto, duro, intransigente: «Noi siamo per rispettare quel che c'è scritto nel programma, la Tav è un tema che è rimasto fuori perché non c'è ancora la maturità per una scelta in questa direzione». E poi rivolto ancora a Prodi, con sarcasmo: «Sulla la linea Torino-Lione la divisione c'è, è inutile mostrare stupore per una cosa che si sapeva benissimo. Il tema non è stato realisticamente affrontato, immaginando un percorso in grado di poter determinare un confronto utile, e invece chiunque pretenda di mettere in programma quel che non c'è - ha ribadito il leader del Prc - va incontro a una forte opposizione, visto che il programma è quello che è stato presentato e firmato». L’ultima stoccata: «Prodi ha detto una cosa che ritengo utile, queste situazioni si risolvono con il consenso. Se qualcuno pensa di risolverle militarmente si sbaglia».
Insomma, un veto chiaro. Che si somma a quello di Marco Rizzo, capogruppo Pdci all’europarlamento: «“Punto e basta” è un’espressione troppo forte, che chiude ogni possibilità di dialogo con il nostro popolo». Mentre il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, è attento a ribadire la priorità del corridio 5 quanto il no al mega-tunnel previsto dall’attuale progetto: «Si farà la linea Torino-Lione ma non il mega-tunnel perché non è previsto nel programma: non è un caso che Prodi chiarisca che il programma non si tocca». Il presidente dei Verdi aggiunge: «Nel programma c'è scritto che sono prioritari Gottardo e Brennero, altri valichi. Nessun dubbio che il corridoio 5 debba essere realizzato, ma altro è pensare che si possa insistere su un megatunnnel. Al contrario, il programma dice che le opere si fanno solo col consenso delle popolazioni».
Parole che non vanno giù, per esempio, alla Margherita: «Le chiacchiere - si legge in una nota del partito - stanno a zero. Il programma conferma tra le priorità per una politica dei trasporti sostenibile l'integrazione con le grandi reti europee, in coerenza con il Piano generale dei trasporti e con il coinvolgimento attivo degli enti territoriali». Quindi la Tav ci rientra. È lo stesso ragionamento che fanno i Ds. «La Tav - sottolinea il presidente Massimo D'Alema - è nel programma del centrosinistra». E Piero Fassino: «A pagina 138 si dice che “priorità del nostro programma è l'integrazione con le grandi reti europee del sistema di mobilità e dei trasporti”». Altrettanto netto Giuliano Amato: «Se vinceremo le elezioni dovrà prevalere la responsabilità di governo e la capacità della leadership di biodegradare i dissensi che non sono così drammatici come vengono raffigurati».

Forse, di fronte a divisioni così profonde, sarebbe stato meglio chiarsirsi dietro le quinte, che finire a lavare i panni sporchi in pubblico.

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