Che cosa accomuna San Biagio, nato nel IV secolo a Sebaste in Armenia, con SantAmbrogio e Milano? Una cosa è certa: tutti i milanesi e gran parte dei lombardi osserveranno sabato ancora un vecchio rito che sembra non dover tramontare mai. Riassaggiare il panettone natalizio che in questi giorni panificatori e le principali pasticcerie della città hanno risfornato per loccasione, come Cova, Biffi, Marchesi, SantAmbroeus, San Carlo, Cucchi, Ranieri o Gattullo. Purtroppo ha appena chiuso i battenti lo storico locale creato dallarchitetto Arata negli anni Trenta in stile déco, Taveggia che persino il sindaco Letizia Moratti ha promesso di salvare insieme ad altri luoghi storici in via destinzione.
«Anche i milanesi fecero loro questa abitudine sostituendo però il pane con una pasta più pregiata, il panettone, a quanto pare grazie al suo scopritore, il Toni, un umile addetto alle cucine di Ludovico il Moro che nel corso della preparazione di un suntuoso banchetto gli ospiti rischiarono di rimanere senza il dolce perché bruciato nel forno. Così con un po di farina, burro, uva passa e zucchero nacque quella ghiottoneria che fece il giro del mondo nelle festività natalizie con laggiunta del lievito, ma messo a testa in giù per portare il "pan grande" alla giusta dimensione e sofficità», spiega Mario Faccioli, titolare di Cova in Montenapoleone che ogni anno dedica una delle sue vetrine a San Biagio.
Cedro e arancia si aggiungono a piacere perché stanno a simboleggiare i «danee», bene auguranti per lanno che verrà. Cè chi sostiene anche che Suor Uvetta una monaca cuciniera di un convento alle porte di Milano arricchì il dolce con luva sultanina. San Biagio anchegli vescovo come SantAmbrogio non arrivò mai a Milano, ma la sua fama si allargò a tutta la comunità cristiana.
Un giorno fu chiamato a soccorrere un bambino, un ragazzino che aveva ingerito una spina di pesce che si era conficcata in gola. Per evitare il soffocamento Biagio gli diede un po di mollica di pane da mangiare e due pacche sulla schiena perché questa uscisse. Biagio prima di diventare vescovo faceva il medico e anche dopo la sua consacrazione continuò a curare i pazienti. Ciò che gli stava a cuore era salvare corpo e anima e forse per questo in tutta lArmenia da prima fu visto quasi come un «santone».
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