La sconfitta dei campioni del mondo, la vittoria dei campioni d'Italia, la Juventus che cresce, lievita, il Napoli che è un asino come il suo simbolo, un sabato così si può mandare a memoria per ricordare come e quanto il calcio sia capace di sorprendere, di spiazzare, di buttare nel cestino il pronostico facile e scontato.
Di certo gli 11 punti di distacco dell'Inter dalla capolista Juventus sono 11 punti di sutura, una ferita larghissima che non va addebitata agli arbitri, al complotto, agli errori degli allenatori. L'Inter è cotta, per responsabilità di chi la gestisce e la presiede e pensa di scaricare i debiti su chi va in panchina. La sconfitta dei prescritti, si potrebbe dire per fare contento appunto il presidente nerazzurro che non ha alibi a differenza di Ranieri e di chi l'ha preceduto alla guida della squadra.
La Juventus ne ha aprofittato con qualche paura eccessiva ma tenendo sotto schiaffo l'avversario per un'ora e mezzo. Due vittorie contro le milanesi sono una soddisfazione grande come la Mole per Antonio Conte che invita alla prudenza ma sta covando un desiderio bastardo. Non si trova nella stessa situazione el senor Luis Enrique che eliminato in Euroleague, sconfitto nel derby, le ha buscate anche con il Milan. La sua Roma, dicono, sta progettando un grande futuro, intanto le prende a destra e a sinistra, lo spagnolo di Gijon non ha ancora capito che servono alla sua squadra chilogrammi e che l'assenza di Totti si fa sentire eccome.
Il Milan ormai si è rialzato dal letto nel quale si era addormentato ma grazie non al "gioco" o alle scelte di Allegri, piuttosto all'arte di Ibrahimovic che, secondo una corrente di pensiero soprattutto interista, sarebbe un ex calciatore traditore. In verità lo svedese è l'elemento che decide qualunque situazione offensiva e di rifinitura, è lui il pericolo numero uno per qualunque difesa, è lui l'uomo che farà rivincere lo scudetto al club di Berlusconi. Per la champions invece tutto è ancora da capire.
Così come Mazzarri non può seguitare a dire che le sconfitte sono immeritate. Il Napoli non riesce a passare la nuttata, si alza, si risiede, si esalta, si deprime, certi comportamenti, il nervosismo, il silenzio stampa dell'allenatore, sono i segnali di fumo grigio che non possono riguardare una squadra che è migliorata rispetto all'anno scorso ma non può squagliarsi alle prime difficoltà. Piuttosto Montella sta facendo cose da pazzi con il Catania, Vincenzo era stato per bollito a Roma, laddove Luis Enrique invece sarebbe al dente, la sua normalità è un buon sintomo per la scuola italiana.
Un'ultima nota su Rizzoli, l'arbitro di Milano.
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